I dati in nostro possesso la dicono lunga su come sia cambiata la situazione – in peggio – per quanto riguarda la donazione del sangue in Basilicata: al 9 luglio scorso erano state prelevate da altre regioni, pagando ovviamente, 1.079 sacche di sangue per un costo complessivo, spese di trasporto incluse, di poco meno di 500mila euro.
Quando mesi addietro si dichiarò che l’emergenza sangue era stata superata probabilmente chi lo disse non aveva contezza di cosa stesse accadendo.
Sacche di sangue sono state prelevate finanche da Palmanova (150) con due viaggi a distanza di pochi giorni.
Duecento sono state prelevate da Bolzano il 17 giugno scorso. Quaranta da Bergamo il 18 giugno.
Ed ancora: settanta da Brescia il 20 giugno.
Cosa accade nel settore trasfusionale? Perchè una regione, la Basilicata, fino a qualche anno fa non solo autosufficiente ma in grado di fornire sangue ad altre regioni è costretta ora ad importarlo con costi per la sanità pubblica?
Perchè si è depauperato un patrimonio costruito grazie all’impegno di chi ha creduto nel ruolo determinante dell’associazionismo per rispondere alle esigenze di tanti pazienti?
A questa e ad altre domande dovrebbero rispondere i responsabili dell’Avis, del centro trasfusionale del San Carlo, della Regione: il problema interessa tutti.
L’Avis in particolare dovrebbe chiedersi perchè si è ridotto il numero di donazioni condizionando finanche l’attività chirurgica.
Perchè si è ridotto il numero di donazioni? Solo per un’improvvisa disaffezione dei donatori? Addossare a loro questa responsabilità sarebbe scorretto e fuorviante. Probabilmente ci sono altre cause tutte da chiarire.
Aspettiamo che qualcuno ci risponda, Assessorato regionale alle Politiche della Persona in primis non foss’altro perchè è la Regione che si sobbarca le spese di acquisto e trasporto di sangue da altre parti d’Italia. Come sta accadendo da mesi.