Una settimana dedicata allo studio dei dialetti italiani, con una sezione un po’ più ampia sui dialetti della Basilicata, iniziative a Potenza, Matera, Acerenza, in occasione della Settimana Internazionale dei Dialetti, organizzata dal Centro Interuniversitario di Ricerca in Dialettologia (CID) – Progetto A.L.Ba, dall’8 al 13 aprile.
Un evento complesso, che ne riunisce diversi fino ad ora divisi: la Scuola Internazionale di Dialettologia volta ai giovani studiosi del mondo (seconda edizione), convegni internazionali (sesta edizione) e quest’anno anche l’evento della premiazione delle poesie dialettali lucane (terza edizione, domani sera, 10 aprile, ore 17.30, sede Unibas di via Nazario Sauro a Potenza) che si concluderà con la lezione – concerto del maestro Peppe Barra.
Sociolinguistica, onomastica e metodologia di raccolta dei dati linguistici caratterizzano le prime due giornate di lavoro, con lezioni frontali per gli iscritti alla Scuola. Per le tre giornate successive, invece, è previsto il VI Convegno “Dialetti per parlare e parlarne”, con contributi scientifici sui vari aspetti della dialettologia italiana e una sessione speed – speech, durante l’incontro ad Acerenza, per dar modo ai partecipanti di presentare lavori e proposte scientifiche. Per la giornata conclusiva, sarà presentato il Progetto ALM (Atlante Linguistico del Mediterraneo), con una tavola rotonda sui problemi della trascrizione dei dati dialettali.
Ad arricchire gli eventi appena descritti si aggiungano l’esibizione dei cori polifonici di Basilicata, questa sera alle ore 19.00 presso la sede Unibas di via Nazario Sauro a Potenza, e il concerto del maestro Peppe Barra.
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Ci ha spiegato di più la professoressa Patrizia Del Puente, direttrice del Centro Interuniversitario di Ricerca in Dialettologia (CID) e responsabile dell’evento.
Quali sono i riscontri che ha trovato in questi eventi dedicati all’argomento? Sia scientifici ma anche come partecipazione e crescita.
“Noi notiamo che questi appuntamenti sono molto importanti in quanto c’è la possibilità di avere un rapporto orizzontale e un rapporto verticale con il mondo scientifico, in quanto i ragazzi si confrontano tra di loro su questa ricerca che conducono, però possono allo stesso tempo rapportarsi a seniores che essendo persone che sono più avanti negli anni e quindi hanno fatto un percorso scientifico maggiore e possono dare loro delle risposte ed essere un punto di riferimento. In questo caso riusciamo a mettere insieme le due dimensioni, i ragazzi ne sono contenti e anche il numero di iscritti credo lo sottolinei perché siamo a 70 iscritti”.
Quanto sono importanti eventi di questo genere, che riescono a rendere l’Unibas un’eccellenza?
“Da un punto di vista della dialettologia l’Unibas ha fatto un bel percorso ed è un punto di eccellenza ma bisogna mettere in atto delle strategie maggiori di valorizzazione perché ciò diventi strumento di valorizzazione.Forse sono iniziative ancora poco sostenute, speriamo che nell’Unibas ci sia sempre più attenzione verso le nostre attività. È inutile pensare di fare tuttologia, questo territorio ha delle vocazione importanti come per esempio la sismologia, la geologia, la dialettologia, la storia e bisognerebbe far si che anche le forze siano finalizzate a valorizzare le vocazioni specifiche del territorio.Questo si può fare se tutti i professori dell’Unibas impegnano maggior parte del loro tempo sul territorio. Credo fermamente che si sia incrementato molto il rapporto col territorio negli ultimi anni, purtroppo paghiamo lo scotto di avere molti professori che viaggiano e questo è un po’ una zavorra”.
Nella sua esperienza di eventi simili sia in altre università italiane che all’estero, cosa ha notato di differente? C’è una maggiore partecipazione da parte delle istituzioni pubbliche, della collettività, sempre in un’ottica di crescita e promozione degli eventi?
“Il nostro progetto è molto apprezzato all’estero e anche nelle altre università italiane perché è lo specchio di come un impegno anche politico a favore della cultura possa creare delle eccellenze.La Basilicata è vista come un esempio perché in dodici anni con questa progettualità favorita anche da finanziamenti regionali siamo arrivati al top. È un dato oggettivo che nessuno può negare. Lo dimostrano i dati, lo dimostra il lavoro svolto e apprezzato, siamo qui con 19 relatori e 70 giovani studiosi. Questo è un dato indiscutibile, si parla di Basilicata nel mondo quando si parla di dialetti italiani”.