Sarà aperta fino al prossimo 7 giugno la mostra “Le Due Culture – Artefatti e Archivi” curata dall’artista e fotografo Mario Cresci nell’ambito di I-DEA uno dei progetti pilastro di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 che esplora gli archivi e le collezioni della Basilicata da un punto di vista artistico.
Inaugurata lo scorso 22 marzo all’interno dell’Hangar della splendida Cava Paradiso, che ospita anche il Parco Sculture la Palomba, nell’area nord della città di Matera, la mostra include materiali d’archivio che vanno dalla seconda metà del XX secolo ai primi decenni del XXI, in modo da esplorare l’intersezione di discipline (culture) in Basilicata, attraverso fotografia, artigianato, scienza e macchine.
Le due culture – scienza e umanistica – e la loro crescente incomunicabilità è il tema senza tempo della società occidentale post-illuministica. Questa dualità acquisisce molteplici significati nel contesto di questa mostra e Cresci individua diverse “due culture” che si intersecano, invitando lo spettatore a riflettere su cultura materiale vis-a-vis, cultura del design, cultura meridionale in relazione alla cultura settentrionale, agricoltura e industria, culture in continua evoluzione per l’osservazione del territorio, culture del passato, del presente e del futuro. Attraverso questa insolita collocazione di materiali, apparentemente scollegati tra loro, l’artista offre la sua esperienza unica di questa regione e delle sue intriganti contraddizioni. I materiali esposti, sia presi singolarmente sia accostati tra loro, scuotono le narrazioni e gli stereotipi dell’epoca, suggerendo che le cose non sono ciò che possono sembrare.
All’interno della mostra trovano spazio le seguenti opere: gli “intagliati” a mano di Giovanni e Giuseppe Di Trani, guardiano del Museo Ridola a Matera durante gli anni 60 e 70, che rappresentano figure umane legate alla natura, al reale e alla vita contadina; le gigantografie del libro fotografico “Paese Lucano” di Leonardo Sinisgalli e Mimmo Castellano; i documentari di Leonardo Sinisgalli “Lezione di geometria” (1949), “Il mondo alla rovescia” (1954), “Novità al Salone internazionale dell’auto di Torino” (1951), “Il legno” (1955); le platee (pubblici inventari dei beni e delle rendite della Chiesa) che raccontano la storia e i beni architettonici del territorio materano; le immagini raccolte dal Centro di Geodesia spaziale tramite la sua Allsky camera e attraverso il programma di osservazione satellitare terrestre Cosmo SkyMed; le immagini da drone del territorio lucano riprese da Cosimo Marzo e Paola Manzari; le immagini multispettrali dell’area del metapontino acquisite con i satelliti artificiali Sentinel del programma europeo Copernicus; le sculture di Gianfranco Lionetti, studioso naturalista, ricercatore e artista che da oltre quarant’anni esplora in solitudine la terra in cui è nato, quella che dai Sassi di Matera si estende verso l’altopiano della Murgia; l’archivio di Mario Cresci, che racconta degli anni trascorsi in Basilicata, e attraverso il quale si è dimostrato un pioniere della ricerca fotografica sulla percezione visiva e sull’applicazione del pensiero artistico e fenomenologico sul campo urbano e antropologico nel Sud Italia; i libri di Leonardo Sinisgalli pubblicati da Mondadori e le principali riviste da lui dirette, fra cui “Civiltà delle Macchine”. Ciascuna di tali opere appare a prima vista in linea con le rispettive tradizioni; tuttavia, ogni opera a modo suo rappresenta una rottura.
I materiali esposti provengono dagli archivi delle seguenti realtà: Museo di Artigianato Locale – Parrocchia di Sant’Antonio di Acerenza (PZ), Associazione Archivio Storico Olivetti e Archivio Nazionale Cinema Impresa, Istituto Luce Cinecittà, Fondazione Pirelli, Cristaldi Film, Agenzia Spaziale Italiana, Centro di Geodesia Spaziale Giuseppe Colombo, Archivio di Stato di Matera, Collezione Privata Gianfranco Lionetti, Fondazione Leonardo Sinisgalli, Archivio Mario Cresci, Archivio Mimmo Castellano, Artalia Italian Art Management.
“Il progetto di Matera 2019 I-DEA – spiega Joseph Grima, curatore del progetto – è un esperimento che vede gli archivi e le collezioni come degli organismi viventi attraverso i quali interpretare le complessità stratificate della storia di una regione. Cinque artisti e designer la cui pratica trova i fondamenti nella ricerca sono stati invitati a curare cinque mostre consecutive utilizzando gli archivi come punto di partenza. Lavorando con una serie di materiali e documenti apparentemente sconnessi tra loro, gli artisti sono invitati ad immergersi negli archivi trasmettendo la loro interpretazione sotto forma di una mostra temporanea. Il progetto adotterà un sistema di accumulazione aggiungendo o rimuovendo i materiali d’archivio nello spazio espositivo. Ogni artista sarà infatti invitato a stravolgere, rielaborare e modificare l’allestimento dello spazio prodotto dai curatori precedenti. In questo modo, I-DEA diventerà una performance collettiva in flusso continuo. Lo spazio I-DEA sarà sempre aperto permettendo ai visitatori di assistere alla fase di allestimento di ogni mostra nonché fase di ricerca, elaborazione e selezione dei materiali d’archivio da parte dai curatori”.
“Poiché l’idea di accumulo si rivolge all’intercambiabilità degli archivi – sottolinea la Manager sviluppo e relazioni della Fondazione Matera Basilicata 2019, Rossella Tarantino -, il team di Open Design School, l’altro progetto pilastro di Matera 2019, ha disegnato per questo spazio un sistema di allestimenti aperto, modulare e movibile con l’obiettivo di introdurre uno spirito fluido e anti-didattico nella curatela di collezioni e materiali d’archivio. Lo spazio del progetto I-DEA evolverà nel corso del 2019 sotto forma di mostre, performances, laboratori, pubblicazioni e una piattaforma online in costante crescita. Il gruppo di ricerca del progetto ha costruito le fondamenta di I-DEA partendo da uno studio ed una mappatura degli archivi e collezioni presenti nella regione effettuato dall’Università della Basilicata. Nell’arco di diversi mesi, la squadra ha visitato decine di questi archivi e collezioni, da archivi pubblici a piccole collezioni private. Attraverso una mappa in corso di elaborazione, i cui dati sono il risultato di uno studio condotto dal Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo (DiCEM) dell’Università della Basilicata, la squadra di ricerca di I-DEA continua ad aggiornare la lista degli archivi e collezioni esistenti nella regione Basilicata, in altre parti d’Italia e persino fuori dal territorio nazionale. Dopo la mostra di Mario Cresci, i successivi allestimenti di I-DEA saranno curati da Studio Formafantasma, Navine Khan-Dossos, James Bridle, Liam Gillick”.