Sono stato sempre un grande appassionato di calcio ma ho seguito con interesse ed ammirazione anche tutti gli altri sport. Vedendo però domenica scorsa la partita al Viviani tra Potenza e Rieti c’è stato un gesto tecnico che, non per la prima volta a dire il vero, mi ha evocato alcuni ricordi d’infanzia. Il protagonista di domenica che mi ha fatto tornare con la memoria agli anni ’90 è stato l’autore della rete Carlos França, ma la cosa strana è che il personaggio che mi ha evocato praticava un’alto sport, ed in quello è stato in assoluto uno dei più grandi di tutti i tempi. Lo sport in questione è la palla a canestro ma nella sua forma ed espressione massima ovvero l’NBA. Ancor prima di scrivere quel pesante nome freno tutti coloro che troveranno il paragone fuori luogo, a tratti fuorviante e per certi versi folle. So che potrebbe sembrare così, ma in un gesto atletico di França ho rivissuto lo stesso stupore che mi pervadeva guardando saltare mister Micheal Jordan. Perfetto, uno è un Dio, l’altro “solo” l’atleta di Dio, imparagonabili! Assolutamente. Ma quando a 10 anni vedevo una canotta con il numero 23, una lingua da fuori che sembrava prendersi beffa degli avversari, essendo in realtà un istintivo atteggiamento del viso in un momento di trance agonistica, quando vedevo saltare MJ contemporaneamente agli avversari…notavo che mentre gli altri per effetto della maledettissima forza di gravità ritornavano al suolo, quello lì non si sa come, non capivo (e non capisco) per quale benedizione divina restava in aria come in un eterno rallenty. Mentre il mondo continuava a ruotare con la solita spocchiosa fretta lui, con la grazia di chi domina il tempo, restava appeso al cielo e dava l’impressione di tornare sulla terra solo perché ne avesse effettivamente voglia e non perché glielo comandasse qualche astrusa legge fisica che, nel suo caso, era concettualmente rivedibile. Ecco io ero piccolo e MJ era l’espressione più alta dello sport a stelle e strisce e dunque mondiale. Poi gli anni passano, e ritrovi in un Europeo di basket del 1999 – magistralmente vinto dall’Italia – un Carlton Myers che aveva lo stesso vizietto di restare “appeso in aria” e nel cervello si riapriva quella fessura dove conservavi gelosamente il ricordo di Jordan. Il tempo continua a passare ed in una pigra domenica del distante 2019, Leo Guaita, incazzatto come una biscia per la panchina iniziale, entra in campo e a pochi minuti dal fischio finale, sfoga la sua rabbia con uno di quei cross belli, tesi e forti che tanto ingolosiscono i bomber di razza. A quel punto il solito effetto rallenty. Due giocatori saltano, uno ovviamente ritorna giù, ma l’altro invece fluttua qualche altra frazione di secondo, che cronometrata sarà durata meno di 40 centesimi, ma che dal vivo è durata quanto una fila alle poste. A restare appeso al cielo è proprio Carlos Clay França che poi, oltre a violare la gravità, riesce con la testa a metterla proprio dove vuole, nel caso di specie alle spalle dell’incolpevole Marcone – che potrei scommetterci quando ha visto lo stacco già immaginava che non ne sarebbe uscito nulla di buono -. Ed in quel misto di doti tecniche e di allenamento, in quella armonizzazione muscolare che permette, attraverso l’estensione dei muscoli delle gambe che contribuiscono ad un salto verticale elevato, e grazie al sostegno della muscolatura toracica, di vedere il frutto di una grande intelligenza motoria e di innate capacità fisiche. Ed è così che si resta appesi al cielo. Poi il Potenza ha vinto, ma il resto, quella normalità che c’è dietro alle cose ordinarie della vita ha lasciato il tempo che trovava, perché ne vedremo altre di vittorie senza alcun dubbio, ma di sensazioni così se ne vivono davvero poche e di rado. Mi custodisco con gelosia questo volo nel tempo, nei ricordi e nelle emozioni che solo lo sport sa regalare sin da quando si è bambini.
La foto di Carlos fa parte della raccolta “Carlos França Bomber di Dio”, il progetto fotografico curato da Tony Vece che è diventato anche un libro. Tutte le info sulla pagina Facebook “Carlos França Bomber di Dio” e sul sito www.tonyvece.com