Ogni amministratore risponde delle proprie azioni: di quelle che fa e di quelle che non fa. Dei problemi che risolve e dei problemi che rimangono insoluti.
E, come è giusto che sia, il cittadino ha il diritto di protestare e chiedere che s’intervenga per rimuovere situazioni di precarietà.
La raccolta differenziata a Potenza è uno dei problemi che fa discutere. A volte oggettivamente con motivazioni comprensibili. Spesso per quella strumentalizzazione che è il sale su una politica insipida per altre e meno serie, non condivise ovviamente, motivazioni.
Che Potenza negli ultimi anni abbia assunto un aspetto più decoroso grazie all’avvio della raccolta differenziata è un dato inconfutabile. Lo ha riconosciuto lo stesso Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), confermando che il capoluogo di regione, con il suo 65% di raccolta differenziata, è al primo posto in Italia
Un altro dato: Potenza ha ricevuto il Premio “Obiettivo 65%” nell’ambito della 25esima edizione di “Comuni Ricicloni”.
Perché questo preambolo? Non certo per “incensare” gli amministratori che, direbbe qualcuno, “hanno fatto il proprio dovere”, che va comunque riconosciuto.
Questo preambolo lo facciamo per mettere in risalto ancora di più i danni che all’intera città di Potenza creano quei cittadini incivili, irresponsabili i quali, vanificando il lavoro dell’Azienda che gestisce il servizio, creano situazioni come quelle denunciate dal consigliere regionale Giannino Romaniello.
In una lettera al sindaco Dario De Luca segnala “quanto avviene nelle contrade della città”. In particolare “il grave degrado dell’area di raccolta di San Nicola, isola che si trova di davanti la scuola, adiacente il distributore”. “Oltre alla spazzatura dispersa nell’area dei cassonetti (sempre pieni) anche l’area intorno a quest’ultima è invasa di spazzatura di ogni genere con rischi per la salute dei ragazzi che frequentano la scuola”.
Una situazione analoga in contrada Chiangali è stata segnalata dal consigliere comunale Nicola Lovallo.
Tutto vero. Ma se diamo uno sguardo alle immagini o alle foto pubblicate sui social che documentano la situazione, ci rendiamo conto che non è solo una questione di disservizio da parte dell’Acta che pure deve affrontare il problema in maniera radicale: i cassonetti strapieni sono il segno che la raccolta in queste zone va a rilento. Non è solo una questione di disservizio ma soprattutto di inciviltà che si registra nel capoluogo di regione: a terra intorno ai cassonetti, infatti, ci sono anche rifiuti speciali che andrebbero smaltiti nelle discariche autorizzate.
In alcune zone, vedi la contrada San Francesco, sono state installate telecamere che si auspicava sarebbero state un utile deterrente per scovare il “maniaco del sacchetto”.
Qualcuno è stato individuato. Molti no. Si nascondono dietro quell’anonimato che li protegge; che li rende, immaginiamo, orgogliosi di essere cafoni, incivili, culturalmente rozzi.
Differenziamoci quindi da costoro e corriamo ai ripari.