Riparte da Matera, capitale europea della cultura, la 6^ edizione di “Una Vita da Social”, la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori.
L’iniziativa è stata presentata alla stampa in Piazza Vittorio Veneto dal Questore di Matera Luigi Liguori direttamente sul truck attrezzato come un’aula didattica multimediale, gremito di studenti di scuola secondaria di primo grado invitati per l’occasione dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni presente con funzionari del Servizio di Roma e del Compartimento della Basilicata e della Sezione di Matera.
Sono intervenuti anche il Prefetto di Matera Antonella Bellomo, il Sindaco Raffaello De Ruggieri, il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Rosaria Cancelliere, il Presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019 Salvatore Adduce.
Il Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato Prefetto Roberto Sgalla non ha potuto raggiungere Matera da Roma a causa delle avverse condizioni meteo.
Il Questore di Matera e le altre Autorità hanno salutato e rivolto ai ragazzi un breve discorso, invitandoli ad approfittare dell’iniziativa della Polizia di Stato per imparare a cogliere le tante opportunità che offre la Rete e nello stesso tempo sapersi difendere dai pericoli che la stessa a volte nasconde.
Dopo la presentazione, gli studenti sono rimasti sul truck e hanno partecipato all’incontro formativo tenuto dagli operatori della Polizia Postale.
Durante l’incontro tutti gli studenti hanno indossato un cappellino con il “brand” della Polizia di Stato regalatogli per l’occasione.
Le attività didattiche e informative sul truck proseguiranno fino a domani alle 14.
Gli operatori della Polizia Postale resteranno a disposizione per incontrare studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice ma chiaro adatto a tutte le fasce di età, i quali potranno richiedere e ottenere materiale informativo. La novità di quest’anno è il diario di bordo “https://www.facebook.com /unavitadasocial”, su cui gli studenti potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo.
A Matera l’iniziativa proseguirà domani, sabato 26 gennaio, all’Auditorium “Roberto Gervasio” di Piazza del Sedile, dove il giornalista radiotelevisivo Luca Pagliari presenterà ai ragazzi delle scuole medie superiori il docufilm“Cuoriconnessi”, realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato, pensato per contrastare il bullismo in rete.
Il truck si sposterà prima a San Remo e nei prossimi giorni e fino a maggio le principali città italiane, per un totale di 47 tappe.
L’analisi della Polizia Postale sul fenomeno cyberbullismo
I social network sono ormai uno strumento di comunicazione che fa parte della quotidianità dei teenager e in virtù del numero sempre maggiore degli adolescenti presenti sul web hanno determinato una crescita esponenziale dei minori vittime di reati contro la persona che negli anni è raddoppiato: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 208 casi trattati nel 2018, le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 14 e i 17 anni.
Ancora oggi i ragazzi si esprimono e sembrano pensare che il web sia un po’ “una terra di nessuno”, dove si scambiano messaggi e post senza pensarci troppo e le azioni online vengono valutate spesso come un gioco privo di conseguenze.
Tra i giovani è ormai acclarata la selfie-mania. È questa una delle evidenze di una ricerca condotta da Skuola.net, Università di Roma ‘Sapienza’ e Università Cattolica di Milano per conto della Polizia di Stato – intervistando 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni. Il selfie è sempre più caposaldo della propria identità per le nuove generazioni. La metà del campione ne scatta almeno 4 prima di pubblicarlo sui social, cosa che avviene con frequenza almeno settimanale in 9 casi su 10.
Il web è letteralmente inondato di immagini che li ritraggono, raccontando molto di sé, della propria identità e magari dei luoghi frequentati, con tutti i rischi del caso.
L’attrazione per il selfie alle volte è tale da spingere i giovani a mettersi deliberatamente in una situazione di pericolo.
Il 35% dichiara di aver provato a farsi un autoscatto in condizioni potenzialmente pericolose, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. Come anche testimoniano i casi di cronaca con esiti letali, a cimentarsi con queste pratiche sono prevalentemente i maschi, verso i vent’anni, con un rendimento culturale o accademico o molto basso o molto elevato.
Un selfie viene pubblicato su un qualunque social network prevalentemente una volta a settimana (63%), mentre ciò accade una volta al giorno nel 14% dei casi e più volte al giorno nel 13% dei casi. A conti fatti 1 su 4 ne posta almeno una volta al giorno, mentre 9 su 10 almeno una volta a settimana.
Ovviamente il risultato deve essere il migliore possibile. Quindi la metà dei soggetti intervistati ne scatta almeno 4 prima di procedere alla pubblicazione di uno di essi. Anche perché se si posta un’immagine che non riceve abbastanza “mi piace”, il 31% si dichiara abbastanza/molto propenso a cancellarlo, contro il 38% che non è per nulla propenso. Sono abbastanza/molto propensi a cancellarlo i più giovani e quelli con un basso rendimento scolastico.
Non è un gioco da ragazzi, ma quasi un lavoro da agenzia pubblicitaria. Il 52% in media passa 10 minuti a modificare e a descrivere (con commenti o didascalie) un selfie prima di pubblicarlo. Sono prevalentemente le femmine e i più giovani (meno di 17 anni). Il 36% usa spesso i filtri per i propri autoritratti. Che soddisfano globalmente il 53% del campione.
Ci sono delle correlazioni anche con il contesto familiare. A conferma del fatto che le famiglie rivestono un ruolo chiave nell’educazione dei figli, sia negli ambiti tradizionali che nei nuovi ambiti digitali.
Ad esempio, c’è una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio più modesto tra quelli più propensi al selfie pericoloso (il cosiddetto “Daredevil selfie”).
Al contrario i ragazzi che si “limitano” a postare non più di un selfie a settimana sui social devono fare i conti con genitori con elevato titolo di studio.
Attraverso il progetto “Una vita da social”, gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno incontrato oltre 1 milione e 700 mila studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 180.000 genitori, 100.00 insegnanti per un totale di 15.000 Istituti scolastici, 250 città raggiunte sul territorio e due pagine twitter e facebook con 126.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online.
Confermata la presenza a fianco della Polizia Postale di Aziende come Baci Perugina, Facebook, Euronics, FireEye, Google, Instagram, Nexi, Karpesky lab, Skuola.net, Vodafone, WindTre, Youtube.
“Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile – afferma Roberto Sgalla, Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato. “Il fascino della rete – continua Sgalla – e la sottile suggestione del messaggio virtuale, cosi come l’idea di sentirsi anonimi e il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni …. Per fare della Rete un luogo più sicuro crediamo tuttavia – conclude Sgalla – che occorra continuare a diffondere una cultura della sicurezza in rete e in questo contesto si inserisce l’iniziativa di “Una vita da social” per un uso corretto e consapevole del web”.
“La scelta di Matera, Capitale europea della cultura per 2019, quale prima tappa del truck della Polizia di Stato nell’ambito della 6^ edizione della campagna educativa itinerante “Una vita da social” dichiara Luigi Liguori Questore della Provincia di Matera, assume un particolare valore simbolico per la stretta connessione tra comunicazione digitale e cultura.
La crescita culturale delle nuove generazioni, a cui è rivolta principalmente l’iniziativa della Polizia di Stato – prosegue Liguori – passa infatti anche e soprattutto da un uso appropriato dei social media, dietro i quali talvolta si celano anche trappole e minacce che approfittano dell’ignoranza e dell’ingenuità di chi viaggia online.
I social media – conclude Liguori – sono un prezioso strumento di comunicazione per tutti, ma dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a conoscerli bene e a farne un uso intelligente e consapevole, utilizzando tutte le loro potenzialità, sia nello svago che nell’apprendimento. La Questura di Matera, Capitale europea della cultura è lieta di ospitare l’avvio di questa importante campagna nazionale della Polizia di Stato”.