Lo hanno fatto in stile scout. Scanzonato, direbbe qualcuno. Ma solo nella forma. Perchè gli scout del reparto “Betania” del Gruppo Agesci Lavello I° di bullismo e cyberbullismo hanno discusso per giorni, acquisendo dati, statistiche, documentandosi e confrontandosi con esperti.
Il risultato di questo impegno o, per dirla in gergo scout, di questa loro impresa, è stato possibile apprezzare nella tavola rotonda che hanno organizzato in collaborazione con l’associazione “Il cielo nella stanza” dal titolo: “Non è normale che sia normale”
Sono entrati in scena in maniera provocatoria, imbavagliati, ma poi con slide e in forma recitata hanno offerto sufficienti spunti di riflessione ai numerosi genitori presenti su un problema sempre più diffuso qual’è il bullismo-cyberbullismo.
Si sono interrogati sul perchè ciò accade. Di cosa c’è dietro l’atteggiamento prevaricante del bullo. Si sono chiesti quali siano i motivi. Cosa fare per aiutare la vittima.
I partecipanti alla tavola rotonda, introdotta e coordinata da Maura Favullo, membro del Comitato Regionale Agesci, hanno provato a dare una risposta.
Il sindaco di Lavello, Sabino Altobello, ha individuato uno dei motivi nel disagio crescente che si registra tra i giovani, causato spesso dal venir meno di regole.
“Non sappiamo più educare all’affettività, al rispetto. Ci siamo dimenticati di cosa significa essere felici” ha aggiunto.
Parlando di felicità non si può non far riferimento a quanto il fondatore dello scoutismo, Lord Baden Powell, diceva su questo argomento: “la vera felicità e rendere felici gli altri”.
Vallo a dire ai giovani in un mondo nel quale è “normale” che ognuno pensi a se stesso, nel quale non c’è rispetto dell’altro.
Di chi è la colpa? Si è provato a dare una risposta sulla base della propria esperienza e della realtà nella quale si opera.
Chiamate in causa la famiglia e la scuola, le prime agenzie educative non sempre in sintonia.
La dirigente scolastica Anna Dell’Aquila il problema l’ha posto. “Le scelte della scuola devono essere condivise dai genitori. Bisogna assumersi la responsabilità di educare – ha detto – senza dare la colpa agli altri”.
Mentre parlava, la mente andava ai sempre più frequenti episodi di genitori che contestano gli insegnanti, illudendosi in questo modo di tutelare i propri figli, senza rendersi conto del danno che in termini educativi fanno loro.
Che il ruolo della famiglia sia importante lo ha detto a chiare lettere la professoressa Giovanna De Luca, che ha ammesso che il docente spesso è lasciato solo.
Un cortocircuito educativo, ci si passi il termine, che diventa concausa di quel disagio giovanile del quale parlavamo prima.
Un disagio al quale si può dare una risposta facendo riacquistare al ragazzo la fiducia nell’adulto: è la vera sfida. Per farlo – lo ha detto Lino Robbe, formatore Agesci – bisogna comprendere il ragazzo, calarsi dentro, appropriarsi, con il massimo rispetto, della sua storia.
Calarsi dentro, stare nei panni dell’altro: è questa la strategia vincente. Chiamiamola empatia, della quale ha parlato Olga Stigliano, psicologa dell’Associazione “Il Cielo nella stanza”. Prima di giudicare, come facilmente accade, – ha detto -bisogna provare a immedesimarsi nell’altro.
Semmai riuscissimo a farlo, probabilmente eviteremmo tanti casi di bullismo favoriti proprio dal non comprendere cosa accade, dal non capire perchè ci si atteggia in quel modo; dal non leggere la sofferenza del compagno che ti sta accanto.
L’esperienza che hanno fatto gli scout di Lavello non si è conclusa con la tavola rotonda: vogliono mettersi al servizio dei propri coetanei, stimolarli a confrontarsi su questi problemi. Alla pari. Per provare “a lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato” come scriveva Baden Powell nel suo ultimo messaggio agli scout.
Di seguito l’intervista ad alcuni scout a conclusione della tavola rotonda.