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Letto “Se d’autunno nasce una rosa…”, presentato il romanzo di Dora Celeste Amato e Mimmo Sammartino
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Cultura ed Eventi

“Se d’autunno nasce una rosa…”, presentato il romanzo di Dora Celeste Amato e Mimmo Sammartino

USB - Ufficio Stampa Basilicata 16 Dicembre 2018
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Riappropriarsi del tempo, del proprio tempo, per riscoprire un po’ di se stessi e, forse, capire meglio gli altri, per migliorare la qualità di una vita diventata, oggi, veloce, inafferrabile.

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Attraverso un incontro molto particolare tra i due protagonisti, che lascia spazio allo stupore e alle emozioni vissute con la dovuta intensità, gli autori Dora Celeste Amato, insegnante, autrice televisiva e giornalista, e Mimmo Sammartino, giornalista e scrittore, invitano, con il romanzo epistolare “Se d’autunno nasce una rosa….” a riscoprire il senso della contemplazione, a non considerare ostile il tempo che passa ma a riempirlo di significato.

L’opera, edita da Guida Editori, è stata presentata venerdì 14 dicembre a Potenza, presso il Museo Nazionale Archeologico “Dinu Adamesteanu” in occasione della terza edizione della “Festa della Parola” organizzata dall’associazione culturale “Letti di Sera”, nell’ambito di “Potenza magia di eventi – Natale in Città 2018”, cartellone di iniziative promosso dal Comune per il periodo natalizio.

A discuterne con gli autori, Simona Bonito di “Letti di Sera” e Mariangela Caporale, docente, con interventi musicali di Giuseppe Romaniello.

Nell’era dei social network, della rapidità di comunicazione che caratterizza la quotidianità contemporanea, i protagonisti del romanzo di Amato e Sammartino intraprendono un rapporto epistolare secondo la consuetudine di un tempo che sembra lontanissimo, di quando, con carta e penna, ci si dedicava a scrivere con necessaria lentezza e opportuna riflessione, la lettera. Poi, l’attesa, l’impazienza di ricevere una risposta, la risposta.

Oblio, è un senzatetto che vive in un parco, incrocia lo sguardo di una donna sconosciuta e prova a scriverle una lettera. Greta è una viaggiatrice, che scrive ad Oblio dai diversi posti in cui si trova. Nel rapporto tra i due, un ruolo fondamentale sarà svolto dal cane Otello, simbolo di un forte legame di amicizia.

Nella narrazione spazio ai pensieri, alle sfumature, ai valori dell’attesa e dell’incontro, i protagonisti si prendono il tempo di guardarsi intorno e non trascurare niente, di vedere l’invisibile.

“È un libro che recupera l’idea del tempo – spiega Mimmo Sammatino – di un tempo che è rallentato, di un tempo che è nuovamente possibile abitare e che recupera il senso e il significato dei silenzi. Questo si traduce anche attraverso il linguaggio con cui i due personaggi di questa storia comunicano tra loro, che è un linguaggio che mette in discussione l’idolo della velocità, tutto ciò che deve avvenire qui e ora, il presentismo e il velocismo e recupera la lentezza, il pensiero, la meditazione e la contemplazione che sta nella scrittura e quindi è un romanzo epistolare che si svolge attraverso il recupero del valore della lettera”.

Quanto è importante oggi misurare le parole e prendersi il tempo per trovare le giuste parole?

“La parola comporta non solo un modo di guardare il mondo, un modo di rapportarsi al mondo, ma comporta anche una profondità e una responsabilità. Viviamo un tempo in cui la parola è stata spesso svilita, degradata, anche attraverso la caduta della bellezza del linguaggio. Io credo che attraverso la parola, parlare bene aiuti a pensare bene e pensare bene aiuti a ritrovare il senso, il significato e i valori che sono importanti, a cominciare da quelli della capacità di rapportarsi con l’altro e con gli altri. E quindi ci troveremmo a parlare anche del tema dell’accoglienza e della capacità della convivenza nel nostro tempo”.

“Rinascere sulla pagina bianca” è stato uno degli spunti di riflessione dell’incontro di presentazione del volume. Abbiamo chiesto a Dora Celeste Amato se la scrittura può quindi essere una vera occasione di rinascita da cogliere.

“Direi che insieme al dialogo è la vera occasione. Da questo poi si può arrivare alla conoscenza di se, prima di tutto, e dalla conoscenza di se si passa alla conoscenza del gruppo. Ma non del gruppo che deve essere per forza ognuno simile ad un altro, ma ognuno deve portare i propri valori, appresi non solo dalla propria nascita, ma dai propri avi, dalle proprie radici, dalla propria storia. Nella lettera si può veramente sciorinare tutto questo. Noi abbiamo fatto di tutto perché questo possa avvenire e naturalmente non pensiamo di aver partecipato o promulgato un dogma. Ci proviamo”.

Cosa accade se d’autunno nasce una rosa?

“Accade che ci si sente tutti un pochino più disponibili verso l’altro, e se d’autunno nasce una rosa è un’apertura a un nuovo mondo”.

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