Diciamo subito, a scanso di equivoci, che la decisione di mandare in onda il programma di fine d’anno della Rai “L’anno che verrà”, il 31 dicembre prossimo, da Matera, è sicuramente la scelta più giusta. Salutare il nuovo anno dalla Città dei Sassi che proprio nel 2019 diverrà Capitale europea della Cultura, è la soluzione più opportuna. Diremmo quasi “naturale”.
Quale modo migliore per accogliere un anno storico per Matera, per la Basilicata, per l’intero Paese?!
Proprio per questo motivo ci è sembrato strano che si fosse alimentata, ancora una volta e nel rispetto di uno stantio copione, una polemica fuori luogo tra chi voleva che “L’anno che verrà” si svolgesse in una località diversa. Come ci sembra una forzatura che la Rai abbia imposto alla Regione Basilicata Matera rispetto ad una prima ipotesi di tenere la manifestazione a Venosa. Ci sembra una forzatura perché è la Regione che paga la Rai per un progetto che sembra si voglia prorogare fino al 2022, come ha chiesto a Rai Com la vicepresidente della Giunta Regionale, Flavia Franconi (LEGGI ARTICOLO: Capodanno Rai, Franconi scrive a Rai Com: “Ok Matera ma Venosa è idonea”). Un progetto, comunque, vincente.
Diciamo che si è trovato un accordo, non escludendo del tutto per il futuro la Città di Orazio quale prossima location della diretta di fine d’anno.
Detto questo, vorremmo soffermarci su un aspetto che riteniamo più preoccupante. Parlavamo di uno stantio copione che si è riproposto lo scorso anno quando la diretta Rai fu fatta a Maratea e due anni fa quando i riflettori della Rai di accesero in piazza Mario Pagano a Potenza. A questo si sono aggiunte negli ultimi tempi le prese di posizione di chi ha sollecitato, nel pieno rispetto di comprensibili aspettative degli operatori locali, che la trasmissione Rai si facesse nel Metapontino.
Mutuiamo, perché l’abbiamo apprezzato, il titolo dell’articolo che il quotidiano “La Nuova del Sud” ha pubblicato oggi: “Più che Capodanno ormai è un teatrino”.
Si, perché ancora una volta è diventato un teatrino con sulla scena attori di grido ma anche tante comparse che recitano a soggetto su un tema che speravamo fosse stato dimenticato: quel becero provincialismo, camuffato da false motivazioni socio-politico-culturali che fanno solo male alla regione. Possibile che ancora oggi non ci rendiamo conto che Matera 2019 è un evento di tutti noi lucani, che dovrebbe essere vissuto da tutti con entusiasmo e con partecipazione?
Lo dovremmo fare superando quegli altrettanto beceri luoghi comuni che leggiamo in questi giorni sui social: “politici potentini, politici materani”. Non cresceremo mai se ancora facciamo guerre di campanile.
Quando “L’anno che verrà” si svolse a Potenza, sempre sui sociali (luogo virtuale all’interno del quale molti mostrano il peggio di sé stessi), leggemmo di chi sia augurava il 31 dicembre nevicasse al punto tale far saltare la diretta. Siamo in imbarazzo soltanto a ricordarlo. Ma così è.
Noi invece pensiamo positivo. Siamo convinti che il 31 dicembre prossimo tutti brinderemo al nuovo a anno e a Matera Capitale della Cultura 2019.