Accusate di false dichiarazioni al Pm nell’ambito del processo sulla scomparsa di Elisa Claps (foto di copertina – n.d.r.), per Margherita Santarsiero e la figlia Annalisa Lovito, le due donne addette alle pulizie nella chiesa della S. Trinità di Potenza, in appello è intervenuta la prescrizione del reato. In primo grado erano state condannate ed otto mesi di reclusione, pena sospesa.
Come si ricorderà, cadavere di Elisa Claps, scomparsa il 12 settembre del 1993, fu trovato ufficialmente il 17 marzo del 2010 da alcuni operai che stavano facendo un sopralluogo nel sottotetto.
L’accusa ha sempre ritenuto invece che ciò avvenne qualche tempo prima, nel mese di febbraio, proprio da parte delle due donne che, addette alle pulizie, si recarono nel sottotetto, scoprirono il cadavere ed avvisarono il vice parroco don Wagno.
Margherita Santarsiero e Annalisa Lo Vito in un primo momento lo confermarono. Successivamente ritrattarono. Di qui l’accusa di falsa testimonianza.
Con la prescrizione del reato per Santarsiero e Lovito e ancor prima con la condanna a trent’anni di reclusione di Danilo Restivo (condanna confermata definitivamente dalla Cassazione nell’ottobre del 2014 – n.d.r.), il caso Claps non è affatto chiuso perchè rimane tutto da chiarire chi lo ha protetto per lunghi anni, inquinando le prove e consentendo che il cadavere rimanesse per diciassette lunghi anni nascosto nel sottotetto della chiesa della Trinità di Potenza senza che nessuno si potesse accorgere della presenza.
A sollecitare che si faccia piena luce anche su questi aspetti sono i familiari di Elisa, la mamma Filomena Iemma e il fratello Gildo, che ancora una volta hanno sollevato il problema in occasione di un incontro con gli studenti del liceo classico di Potenza.