Riportiamo di seguito una lettera aperta dell’avvocato potentino Emanuele Desina sull’inchiesta giudiziaria che ha posto agli arresti domiciliari il governatore lucano Marcello Pittella.
Spinto da un profondo stato di turbamento scrivo questa lettera nella speranza che possa, anche in minima parte darmi sollievo, e indurre chi legge ad una profonda riflessione. E magari, perché no, dare sollievo a colui il quale queste parole vogliono rivolgersi, con uno un sentimento di profonda vicinanza e di condivisione della sofferenza per l’assurdità della situazione patita.
Sono vicino a MARCELLO!
Sono vicino alla bellissima persona che ormai da tanti anni conosco, frequento, ammiro per spessore morale e qualità umane uniche.
Sono vicino alla persona, prima ancora che alla figura istituzionale che rappresenta; e mi sento in dovere di precisare questa condizione preliminare, in quanto forse tutti hanno volutamente sottaciuto un aspetto personale, umano, che è fondamentale, in una vicenda come questa che ha portato all’emissione di una misura restrittiva della libertà personale; perché, se qualcuno l’ha dimenticato, il Presidente della Regione Basilicata è un UOMO innanzitutto!
Ma quando il tritacarne mediatico e giudiziario colpisce, com’ è purtroppo avvenuto, travolge tutto e tutti indistintamente, sovrapponendo anzi cancellando l’uomo in luogo dell’unica figura che interessa al momento, ossia il Presidente!
Sono vicino ad un uomo che sta patendo l’ingiustizia di una condizione immotivata!
Che la giustizia faccia il proprio corso, ci mancherebbe; ma se quello che leggo sulle principali testate giornalistiche è vero, ossia, che la condizione di limitazione della libertà personale nella quale Marcello versa, trova la sua assurda giustificazione nella ricandidatura alle prossime elezioni regionali, che di per sé giustificherebbe la possibilità di reiterazione della condotta…bhe! allora, da uomo e da cittadino libero sento l’esigenza di gridare forte e di rivendicare l’assurdità di quanto sta accadendo e la totale mancanza di proporzionalità anche giuridica tra le ipotesi di reato contestate e l’aggressione personale inflitta con l’emissione della misura cautelare.
Di fronte ad una tale aggressione non si può stare inermi, non si può accettare passivamente che i giorni trascorrano nella speranza che tutto rientri, e che magari, in ultima analisi, la Suprema Corte, ultimo stadio di impugnazione, riabiliti un UOMO, che da tanti è già stato condannato con sentenza passata in giudicato.
Sento tra la gente la volontà quasi arrendevole di non affrontare neppure il discorso, quasi il sol parlarne potesse rendere corrèi, come se fossero tutti ascoltati da una non meglio precisata entità superiore pronta ad irrogare la “sua” pena!
La cultura del puntare il dito contro, di cercare il colpevole a tutti i costi ovvero il capro espiatorio non può in alcun modo cedere il passo alla cultura del garantismo, dell’innocenza fino all’ultimo grado di giudizio, perché questa cultura non mi appartiene e non deve appartenere a quei cittadini che credono nei valori fondanti della civiltà, dello stato di diritto e della democrazia.
SIAMO innanzitutto cittadini LIBERI!!!!
Non insegnerò mai a mia figlia la cultura del colpevole a prescindere, ma sarò un buon padre nel momento in cui riuscirò ad inculcarle il valore della giustizia che comporta un’attenta analisi di tutte le componenti che determinano una situazione, indicando una prospettiva di attesa e di calma, evitando giudizi avventati che possono ferire e marchiare a fuoco.
Sono vicino a Marcello, sono vicino ad un UOMO che ama la sua terra, la sua cultura ed i suoi valori, che sa dimostrare affetto profondamente ed incondizionatamente, cha sa emozionarsi ed emozionare, che sa cosa significa il sacrificio, il lavoro senza sosta, che conosce il profumo del traguardo dopo innumerevoli sforzi e cadute, che educa alla cultura dell’umiltà e del rispetto.
Sono vicino a quest’uomo…vicino a MARCELLO…e se quest’uomo è anche il Presidente della Regione Basilicata… bene, sono anche vicino a lui!