Il CILAP EAPN Italia (Rete Italiana di Lotta alla Povertà), è una delle trentuno reti nazionali di European Anti-Poverty Network (EAPN), la più grande piattaforma di organizzazioni anti-povertà in Europa, che rappresenta più di 6.000 organizzazioni in 31 paesi, che lavorano con e per persone con esperienza diretta di povertà.
Il potentino Vito Telesca, presidente della Rete italiana contro la povertà (CILAP) e Leo Williams, direttore della European Anti-Poverty Network (EAPN) sostengono che “c’è bisogno di un bilancio UE che protegga le persone anziché investire nelle frontiere e nelle industrie della difesa”.
E’ il motivo per il quale si sta conducendo una campagna sul nuovo quadro finanziario dell’Unione, per il quale proprio in questi giorni hanno iniziato a negoziare la Commissione europea, il Consiglio europeo e il Parlamento europeo.
Bilancio – si sostiene nel documento diffuso a livello europeo e che vi proponiamo – che “sarà uno dei più grandi processi politici a Bruxelles per il prossimo anno”.
“La definizione del bilancio dell’UE è un processo intrinsecamente politico, con implicazioni di lunga durata per i 118 milioni di europei che vivono a rischio di povertà.
Dove mettiamo i nostri soldi – si sostiene nel documento della European Anti-Poverty Network (EAPN) – dice molto su ciò che diamo priorità politicamente, sulla direzione del viaggio del progetto europeo.
Le persone con esperienza di povertà in tutta Europa documento ci raccontano di volta in volta ciò di cui hanno bisogno e ciò che vogliono: gli investimenti sociali in educazione, nella salute, nella Protezione sociale.
Non vogliono che i loro figli vadano a letto affamati, non vogliono fare affidamento sulle banche alimentari, come fa un numero crescente di cittadini europei.
Non vogliono essere nel 10% degli europei che lavorano ma vivono ancora in povertà.
Vogliono lavori che consentano loro di sfuggire alla povertà.
Le proposte della Commissione potrebbero fornire un impulso fondamentale e necessario alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, prevalentemente, attraverso il Fondo Sociale Europeo FSE+, purtroppo la direzione del viaggio intrapreso è preoccupante. Questa direzione di marcia include infatti un taglio del 7% nei fondi di coesione, insieme a un aumento di 22 volte del bilancio della difesa (ora a 13 miliardi di euro), sicurezza (40% in aumento) e forti aumenti della gestione delle frontiere, finanziamento di 10.000 guardie di frontiera.
La Commissione ha definito questo “un bilancio che protegge e dà potere”. Ma chi, o cosa, protegge e a chi rafforza?
La direzione intrapresa suggerisce che si tratta di un bilancio che protegge e rafforza le “nostre” industrie della sicurezza, delle frontiere e della difesa, piuttosto che il quasi 25% degli europei che vivono a rischio di povertà.
Questo pone grandi domande sul futuro dell’Europa, specialmente nel contesto della situazione italiana che, a seguito delle recenti elezioni si trova ad essere governata da forze populiste, sovraniste in quanto l’appello semplicistico del nazionalismo è efficace laddove le persone sentono il bisogno di una maggiore protezione sociale. Sapendo che l’Unione ha priorità nella lotta contro la povertà, piuttosto che nella crescita economica, aiuterebbe le persone a guardare al progetto europeo con più fiducia.
Questo non è il messaggio politico che dovremmo inviare ai nostri cittadini, alle persone che vivono in povertà. Lo sradicamento della povertà e l’inclusione sociale sono beni pubblici e devono essere trattati come le priorità politiche più alte.
I nostri leader politici – si sostiene nel documento – devono riconoscerlo al Consiglio europeo del 28-29 giugno, insistendo sul fatto che il bilancio dell’UE fornisce finanziamenti adeguati per le politiche sociali, la protezione sociale e i servizi pubblici, tutti elementi vitali per la lotta alla disuguaglianza, alla povertà e all’esclusione sociale.
Concretamente, ciò significa che almeno il 30% del fondo proposto “ESF +” deve essere dedicato a questa lotta.
Mentre è promettente che la Commissione stia esplorando nuove strade per trovare risorse aggiuntive, non compresa la lotta all’evasione e all’elusione fiscale (che costa all’Europa una stima di 50-190 miliardi di euro l’anno), nelle proposte per finanziare il bilancio dell’UE è chiaramente un’opportunità mancata rafforzare gli altri sforzi europei per combattere questa piaga. Una tassa sulle transazioni finanziarie a livello europeo e un’azione europea coordinata contro l’elusione e l’evasione fiscale sono necessarie affinché le multinazionali paghino le tasse dovute nelle giurisdizioni competenti. Ciò renderebbe disponibili le risorse necessarie per contribuire a finanziare la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale in Europa.
Il taglio ai fondi di coesione è inaccettabile. Dobbiamo resistere alla narrativa “TINA” (There Is No Alternative) con opzioni politiche alternative. L’investimento sociale non dovrebbe mai essere considerato come una spesa in eccesso.
Dovrebbe piuttosto essere dedotto dal calcolo del deficit pubblico – questa spesa è positiva per tutti gli europei e un pre-requisito per affrontare la povertà e l’esclusione sociale.
I primi investimenti in questa lotta significano meno denaro necessario per contrastare i risultati della povertà e dell’esclusione sociale.
Il Consiglio e il Parlamento – è l’invito rivolto da European Anti-Poverty Network – devono raccogliere la sfida e garantire un bilancio che preveda priorità per le persone rispetto alla difesa, non un centesimo in meno per il sociale, non un centesimo in meno per la politica di coesione”.
Una migliore direzione di viaggio possibile è mostrata dalla Rete europea di reddito minimo (EMIN) che ha viaggiato attraverso l’Europa con 2 autobus, visitando 32 paesi per sensibilizzare sull’importanza per l’intera società di sistemi di reddito minimo adeguati, accessibili e abilitanti: sostegno al reddito per tutti coloro che ne hanno bisogno, per tutto il tempo che ne hanno bisogno, abbastanza per vivere una vita dignitosa e partecipare pienamente alla società, adattati al costo della vita in ogni paese europeo. Il bilancio dell’UE dovrebbe seguire e sostenere questa direzione di viaggio. Perché nessuno merita di meno e tutti ne traggono beneficio.