Ha ripercorso le varie tappe dell’inchiesta fornendo elementi importanti il comandante del Noe dei Carabinieri, il maggiore Luigi Vaglio, che ha deposto ieri nel processo sull’ipotizzato traffico di rifiuti pericoli derivanti dall’attività estrattiva in Val d’Agri. Indagate 47 persone e 10 società, tra le quali l’Eni.
Il maggiore Vaglio ha risposto alle domande dei Pm Francesco Basentini e Laura Triassi, sull’attività investigativa che porto’ nell’aprile del 2016 al sequestro di due vasche del Centro olio e del pozzo di reiniezione di Costa Molina 2, nel quale, secondo l’accusa, sarebbero state smaltite non solo acque di separazione ma anche parte dei reflui di lavorazione provenienti da una delle vasche del Cova.
Parte dei reflui venivano trasportati a Tecnoparco dopo aver falsificato il codice per non farli risultare pericolosi.
Il comandante del Noe ha fornito anche elementi riguardanti agli sforamenti che si sarebbero verificati nell’area circostante il Centro Olio e rilevati dalle centraline installate sia all’interno che al di fuori degli impianti.
Delle anomalie nel Centro Olio di Viggiano parla l’ing. Gianluca Griffa, ex responsabile del Cova, suicidatosi nell’agosto del 2013 in un bosco di Montà d’Alba, in provincia di Cuneo.
Nel suo memoriale, trasmesso dalla Procura di Alba ai pm Francesco Basentini e Laura Triassi, titolari dell’inchiesta, solo lo scorso novembre, ci sono documenti con i quali avrebbe denunciato le perdite di greggio nel centro oli e altre anomalie già nel 2012, quattro anni prima dell’inchiesta lucana.
Il processo riprenderà il 2 luglio prossimo con l’intervento dei difensori degli imputati.