Pubblichiamo in esclusiva un passaggio significativo di uno dei dialoghi raccolti all’interno di #VediMaratea, il nuovo lavoro curato da Sergio Ragone ed edito da Editrice UniversoSud. #VediMaratea è la seconda pubblicazione, dopo #PotenzaVisibile, che racconta, con dialoghi e visioni condivise, le città lucane che ospitano il Capodanno Rai.
Il dialogo seguente è con Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia.
Il festival di Maratea ha già dimostrato di possedere una forte capacità attrattiva sul pubblico
Dialogo con Alberto Barbera (Pagina 175)
Venezia, settembre 2014. Non ricordo bene il giorno, dovrei andare a vedere su YouTube, ma sicuramente faceva molto caldo. Ero al Festival del Cinema, per lavoro, quando da Matera mi chiamano chiedendomi di fare delle interviste video ai protagonisti di un convegno sui 50 anni del “Vangelo Secondo Matteo”, che si sarebbe svolto nel primo pomeriggio in una delle sale dell’Excelsior. Tra i relatori, oltre ad Enrique Irazoqi, l’attore che ha interpretato la figura di Cristo nel film pasoliniano, c’era anche Alberto Barbera, direttore del Festival, con il quale, nell’intervista, parlammo anche della Basilicata Terra di cinema e della candidatura di Matera a capitale europea della cultura per il 2019. A distanza di alcuni anni ho pensato di riannodare i fili di quel discorso e di allargare lo spettro anche a Maratea, che Barbera ha avuto modo di visitare proprio in occasione delle Giornate internazionali del Cinema lucano. Gli mando alcune domande via mail, poco prima del suo viaggio a Los Angeles. Appena atterrato nella West Coast mi invia le sue risposte.
Venezia e Maratea, due luoghi unici che con la loro bellezza contribuisco a creare quell’immagine positiva dell’Italia nel mondo. Ma la nostra bellezza è ancora un fattore di sviluppo dell’economia?
Lo sarà sempre di più. La crescente deindustrializzazione del Paese, non voluta, deprecata, ma conseguenza inevitabile di cambiamenti strutturali che sembrano inarrestabili, non lascia spazio se non per la valorizzazione della vocazione turistica dell’Italia, che insieme a pochi altri fattori (il polo del lusso, l’enogastronomia) costituisce una straordinaria ricchezza ancora sfruttata molto al disotto delle sue potenzialità. Una politica lungimirante e coordinata d’investimenti in questo ambito darebbe risultati impensabili.
Immagino che per Lei il mare ed il cinema siano due luoghi interiori, dell’anima. Per quanto mi riguarda, sento che c’è qualcosa che li lega. Che sia la varietà di colori, l’illusione dell’orizzonte, la bellezza poetica dei tramonti, l’idea di poter partire o il sogno di poter ritornare. Crede anche lei che mare e cinema siano in una connessione perfetta?
Il mare è il fascino dell’avventura, la suggestione dell’incognito, la profondità degli abissi, l’attrazione del mistero, il simbolo di una frontiera mobile e cangiante, la furia degli elementi, la potenza e la bellezza infinita di una natura che è altra rispetto alla terra sulla quale poggiamo solidamente i nostri piedi. Il cinema ha sfruttato questo enorme serbatoio di simboli e di suggestioni per farne un luogo privilegiato dove ambientare alcuni dei suoi racconti più belli, suggestivi e drammatici. Se esiste un legame così profondo fra il mare e il cinema, è perché entrambi esercitano sulle nostre emozioni più profonde un identico tipo di fascinazione.
La Basilicata da qualche anno a questa parte, proprio grazie all’audiovisivo, sta conoscendo una inedita stagione di racconto positivo, mostrandosi al mondo come luogo del possibile. Penso sempre a “Baslicata Coast to Coast”, alle piccole e medie produzioni nate sul territorio, ma anche all’industria cinematografica americana che qui è tornata per girare film importanti. Wonder Woman, un successo planetario, ha reso Matera ancora più suggestiva anche grazie alla tecnologia innovativa degli effetti speciali. C’è quindi un cinema che non vive più nei grandi centri ma che si sta sviluppando anche nelle periferie italiane, o è solo una sensazione tutta lucana? Insomma, si può essere contemporaneamente terra di e per il cinema?
Per decenni siamo vissuti nella convinzione che il cinema italiano fosse romanocentrico. La fondazione di Cinecittà, fortemente sostenuta dal fascismo, che intendeva in questo modo esercitare un controllo diretto su una forma di comunicazione di massa ritenuta di primaria importanza, ha sicuramente svolto un ruolo decisivo in questo senso. Tuttora Roma è la capitale del cinema italiano, nel senso che lì si concentrano le principali risorse economiche e produttive dell’industria culturale nostrana. Ma a ben guardare, ci si rende conto che sin dall’immediato dopoguerra, il cinema italiano è caratterizzato da una tendenza opposta: una possente ancorché sotterranea forza centrifuga che ha spinto i nostri registi a trovare ispirazione, storie e personaggi in un altrove che s’identifica con quasi tutte le regioni italiane. Una spinta che a partire dalla fine del secolo scorso è stata incrementata dalla nascita e dallo sviluppo delle Film Commission locali che, investendo in sostegno e promozione dei diversi territori, hanno dimostrato che un altro cinema è possibile. Lontano dalla capitale, dagli stereotipi ormai usurati, dalla fiacca ripetizione di formule delle quali anche il pubblico sembra essersi stancato. Forse non è del tutto sbagliato affermare che il futuro del cinema italiano sarà regionalistico, o non sarà. Questo discorso vale anche per la possibilità di far tornare in Italia le produzioni straniere che negli anni Sessanta avevano trasformato Cinecittà in una succursale di Hollywood. Solo una minima parte del cinema odierno viene girato nel chiuso degli studi, e la fame di scenari naturali inediti e affascinanti è un potente motore per il rilancio delle produzioni a livello locale. Inutile aggiungere che la Basilicata, con le sue bellezze naturali pressoché intatte e ancora poco scalfite dai fenomeni di cementificazione territoriale che, ahimè, hanno contaminato vaste aree del Paese, ha di fronte straordinarie opportunità che attendono solo di essere colte, più ancora di quanto non sta già avvenendo grazie all’azione efficace di una Film Commission tra le più dinamiche ed efficienti.
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