Nella sede dell’Università della Basilicata a Matera è iniziata la formazione per 25 operatori pubblici impegnati nell’attività di contrasto al lavoro nero e al caporalato nell’area metapontina. Il progetto, identico a quello in corso nel Vulture-Melfese-Bradano, è della Prefettura di Matera, in collaborazione con la Regione e l’Università e sostenuto da un finanziamento Ue.
“Sono attualmente tre i progetti in corso nel nostro Paese: due in Basilicata e uno in Sicilia”. Lo dichiara Pietro Simonetti (Coordinamento Politiche Migranti della Regione Basilicata).
“La formazione è articolata in attività di aula e sul terreno anche nella direzione di migliorare e assicurare i servizi socio-sanitari, le assunzioni regolari e l’applicazione dei contratti di lavoro. Si tratta – spiega Simonetti – di modalità formative innovative anche con la partecipazione di mediatori culturali e linguistici. Occorre segnalare che nel 2017, nell’arco ionico delle tre regioni, sono stati reclutati oltre 100 mila lavoratori nel settore agroalimentare, prevalentemente migranti. Nella sola area lucana sono stati impiegati circa 34 mila lavoratrici e lavoratori di cui 14 mila stranieri. La gestione del trasporto e del reclutamento è in parte nelle mani di caporali bianchi e di nazionalità estere, come è stato ampiamente dimostrato dalle inchieste dell’Ispettorato del lavoro e delle Forze dell’ordine, che hanno determinato arresti e registrato anche forme di nuova schiavitù”.
“Le attività in corso sono programmate – aggiunge – anche dalle cinque Regioni meridionali nell’ambito della definizione, con la Commissione europea, del progetto “Suprime” per la lotta al caporalato e l’eliminazione dei “ghetti” che attualmente ospitano circa 18 mila persone, siti completamente gestiti da criminalità organizzata e caporali. L’ultima grave vicenda accaduta in Calabria descrive l’allarmante situazione”.
“I ministeri dell’Interno e del Lavoro, le cinque Regioni del Sud e la Ue sono impegnate per affrontare questioni di grande rilevanza per i diritti, la dignità dei lavoratori e la difesa delle attività produttive in un settore nevralgico come l’agroindustria. Le risorse migranti – concluse Simonetti – sono importanti per la Basilicata e per il futuro di libertà e di lavoro di tante persone anche in rapporto alla situazione demografica”.