“Signor Presidente, quale Repubblica?” così esordisce Maurizio Bolognetti, segretari dei Radicali Lucani, nella lettera inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che pubblichiamo qui di seguito.
“Signor Presidente della Repubblica,
se la Carta costituzionale è “architrave”, come Ella giustamente afferma, allora, signor Presidente, abbiamo un serio problema da risolvere.
Noi che amiamo questo Paese, signor Presidente, noi che quotidianamente onoriamo le nostre Istituzioni, la Legge e lo Stato di diritto, dobbiamo necessariamente porle una domanda: Quale Repubblica?
Quale Repubblica, signor Presidente, quella della violazione dell’art. 27 della Costituzione?
Quella del reiterato attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani (art. 294 del Codice Penale)?
Quella della violazione dell’art. 111 del Dettato Costituzionale?
Quella della violazione di direttive comunitarie poste a tutela di salute e ambiente?
O quella, signor Presidente, della settantennale violazione dell’art. 49 della Costituzione?
Quale Repubblica, quella che non tutela il paesaggio (art. 9) o quella in cui il dissesto idrogeologico del territorio è aggravato dal dissesto ideologico?
Ella, signor Presidente, ha evocato la parola “concordia”, ma, ahinoi, non può esserci “concordia laddove c’è strage di Diritto, Diritti, Diritti umani. Non può esserci “concordia” in un Paese in cui si nega dibattito, democrazia, giustizia. Non può esserci concordia in presenza di un reiterato, prolungato, ininterrotto attentato ai diritti civili e politici dei cittadini di questo Paese, che, come Ella ben sa, è fattispecie penalmente rilevante ai sensi dell’art. 294 del Codice Penale.
Signor Presidente, non so se in queste mie parole ci sia sia vilipendio, ma sono certo che il vilipendio viva e si perpetui in carceri non degne dell’art. 27 del dettato costituzionale, nelle nostre aule di giustizia, nella denegata giustizia a vittime e imputati, nelle ferite non sanate inferte all’ambiente in cui viviamo, nel diritto alla salute negato, nella democrazia reale che siamo. Temo, signor Presidente, che il vilipendio viva nell’incapacità di chi rappresenta le nostre istituzioni a garantire il rispetto del dettato costituzionale.
Viva la Repubblica e viva la Costituzione.
Cordialmente”.