Anna gli lasciò un biglietto prima di andare via.
Io ti farò innamorare dell’umanità delle pietre, del sorriso dei sassi, del silenzio dei luoghi abbandonati, del rumore della sabbia, dei volti ruvidi dei contadini, del cuore timoroso delle distese di grano. Corri incontro a questo abbraccio di sole, accarezza le foglie e corteggia ogni ramo. Nella luna che si specchia tra i calanchi e le vecchie case cerca il suono liquido delle assenze. Esalta il sole del mattino come una conquista, corri a piedi nudi su questa fragile terra salata. Respira a pieni polmoni il sapore di questa umanità scalfita dal tempo. Nei fiumi troverai i tuoi occhi, nella frutta le tue labbra, nel vino e nel pane la forza solida della memoria. Alzando gli occhi al cielo rileggerai il tuo tempo e ricorderai i tuoi sogni. Finalmente scoprirai l’amore. Quello vero. Quello che ubriaca l’anima e accarezza i tuoi capelli con le sue mani di fuoco, nel giorno più lungo della tua vita.
Erano le 8 del mattino, Anna era uscita di casa presto per recarsi al lavoro. Aveva iniziato a lavorare in uno studio legale potentino molto noto e con importanti successi alle spalle. Per lei era poteva essere una buona occasione di crescita e l’inizio di una nuova vita professionale. Le sue ambizioni erano altre, immaginava per sé una carriera in magistratura, ma doveva fare i conti con la realtà dei fatti e l’esigenza di lavorare per poter uscire di casa ed iniziare a vivere autonomamente. Lui si preparò la colazione con calma, quel giorno aveva in programma di andare a Matera e non per lavoro. Prese un giorno di ferie per raggiungere un amico attore, un volto molto noto del piccolo e grande schermo, che quest’anno aveva raggiunto la massima popolarità conducendo uno dei programmi di punta della televisione italiana. Prima di mettersi in auto, mandò ad Anna un messaggio, in risposta al suo post-it lasciato sul frigorifero.
Non è l’amore che cerco ma il sole dei tuoi occhi. Non è il tempo che scorre ma il sangue che mi fa vivo. Non è il freddo o il caldo a cambiare il mio corpo, ma le tue mani quando stringono il mio cuore. Non è il futuro che mi spaventa, ma tutto quel tempo trascorso senza di te. Non è il pane, o l’acqua, o il vino che cerca la mia bocca, ma il tuo sì ed il tuo vieni. Non è la musica a riempire il mio tempo, ma tutte quelle canzoni che ho scritto per noi. Non è la carta a fermare le mie parole. Non sono le gocce di pioggia a bagnare la mia auto. Non è il vetro o lo specchio a riflettere la mia faccia. Non sono le ore, i minuti, i secondi, a segnare le attese. Non è quello che vedo. Non è quello che sento. Non è quello che mi manca. Ma sei tu, anima mia. Anima vibrante. Anima migrante. Anima di sangue. Anima mortale. Che hai vinto sul tempo. Che hai diviso lo spazio. Che hai inventato il nostro mondo ed hai deciso di legarlo alla mia vita abitando nel mio cuore.
A dispetto del calendario, per citare uno che con le parole ha scritto arcobaleni e dipinto cieli immensi, fuori pioveva un mondo freddo. La strada che divide le due città lucane, più corta e meno tortuosa del campanilismo proviancialotto che intercorre tra le due comunità, era a tratti deserta e bagnata. Aveva preparato una playlist per questo piccolo viaggio, un festival con LIBERATO e Chet Baker, la bossa nova di Astrud Gilberto e le note leggere di Marco Parente. Ormai quella strada non era più una geografia inesplorata, ma un sentimento di appartenenza, un luogo ideale dove poter vivere, agitarsi, costruire, immaginare un futuro possibile non solo per sé, ma anche per una vita nuova. Ci pensava spesso a queste cose: la casa, una famiglia, avere dei figli, sposarsi, mettere la testa al posto, smetterla di aggiungere disordine ad altro disordine. Perché la propria esistenza è come una città: ad un certo punto serve una greenfiled oltre la quale non bisogna andare. Come Londra, ad esempio.
Al suo arrivo Matera si presentava bellissima e nuda, senza nuvole e con un caldo pieno. Abituato al clima potentino, non immaginava che ad una sola ora di distanza, nella stessa regione, la temperatura potesse cambiare così radicalmente in una stagione solitamente mite e gentile.
Raggiunse il suo amico attore, si abbracciarono con affetto e scambiarono due chiacchiere mentre si dirigevano verso questa casa nei sassi che voleva fargli vedere. Non fu facile arrivarci in poco tempo, ogni venti metri una richiesta di selfie, un autografo, una foto con la mamma-zia-nonna di turno. Finalmente riuscirono ad arrivare nell’appartamento, nel cuore dei sassi e ben esposto alla luce. Ad aspettarli c’era la proprietaria, Antonella, una donna molto bella e ridanciana. Entrarono, lui lasciò che il suo amico girovagasse per le stanze in compagnia di Antonella, per capire meglio come fare per poter avere privacy e una serie di servizi. Restarono a lungo in quell’appartamento, uscirono che era quasi l’ora di pranzo. Dopo un pasto frugale si salutarono, anche perché il suo amico doveva raggiungere il set dove stavano preparando delle scene da girare. Lui si fermò ancora un po’ a Matera, per poterne godere della bellezza ed del calore.
Quando al calar del sole la luce del cielo si era fatta più fioca, Matera ai suoi occhi cambiava pelle ma non l’anima. La luce del sole, che di giorno accecava con il suo bianco riflesso nell’incanto dei sassi, cedeva il posto a quella più dolce della luna e a quelle elettriche che ne illuminano i dettagli e le vie. Estasiato da questa magia, prese il suo taccuino e mise in fila alcune parole. Cose così esistono, non solo nello sguardo dei romantici e dei sognatori, ma esistono solo se le sai vedere. A Matera questa è la grande bellezza, che solo l’occhio stanco e vuoto può non vedere.
In quell’istante tutto gli parve più chiaro. Era in Basilicata, in quella terra un tempo lontana e straniera, che avrebbe voluto costruire il suo tempo futuro. Accelerò il passo, entrò in macchina, mise in moto e chiamò subito Anna. Senza prendere il fiato le disse: “Anna, ti amo. Ora so cosa voglio. E so che questo amore che provo per te mi riempie di vita ogni minuto, ogni ora, ogni secondo. E voglio passare più tempo con te, voglio vivere con te. Perché il tempo che sarà, sarà la nostra vera casa”. Anna, in lacrime per la gioia, gli rispose:” Amore, torna presto. Vieni qui, a casa”. Quella notte successe qualcosa di magico. Quella notte fu la prima della loro nuova vita.