Il 9 maggio è diventato un giorno simbolico nella tradizione storica e culturale italiana. Di motivi per sedersi a riflettere sull’importanza di una data come questa ve ne sono in abbondanza.
Se vogliamo seguire una linea temporale, il primo avvenimento storico, datato 9 maggio, destinato a cambiare in maniera radicale l’Italia, e quindi la vita di tutti noi, risale al 1950.
Un giorno che passerà alla storia non soltanto per lo stivale, ma per l’Europa nella sua interezza. In quel giorno, 9 maggio 1950, alle ore 16 il Ministro degli Esteri francese Robert Schuman tenne un discorso destinato a cambiare il destino del mondo. Più famosa come Dichiarazione Schuman, rappresenta la prima proposta in cui compare il concetto di Europa come unione economica e politica. Quella dichiarazione, ideata da Jean Monnet e pronunciata nella Sala dell’orologio del Ministero degli Affari esteri al Quai d’Orsay di Parigi, rappresenta il punto di inizio di quel lunghissimo percorso di integrazione fra popoli, che ci ha portato fino ad oggi in condizioni di pace, libertà e progresso. La data coincide anche con il giorno che segna la fine della Seconda guerra mondiale: il 9 maggio è infatti il giorno successivo alla firma della capitolazione nazista, quando furono catturati Hermann Göring e Vidkun Quisling.
Scorrendo la nostra linea del tempo, arriviamo ad un secondo momento storico cruciale che ha tenuto l’Italia in paralisi e che ha cambiato radicalmente il nostro Paese. È il 9 maggio 1978, Aldo Moro viene sparato a volto coperto nel cofano di un Renault 4 rossa. Poco dopo il brigatista Valerio Morucci annuncia la morte del Presidente della Democrazia Cristiana dopo 55 giorni di sequestro. Il corpo, a bordo dell’auto, viene ritrovato in Via Caetani a Roma. Per chi in quegli anni frequentava gli ambienti universitari, per chi seguiva con attenzione le vicende politiche di un’Italia in profondo cambiamento, più semplicemente per chi appartiene alla generazione degli anni dopo il 1945, il 9 maggio 1978 è un giorno impossibile da dimenticare. Aldo Moro si trovò a rappresentare il perno della democrazia italiana, la persona sulla quale ruotava la possibilità di proseguire il cammino iniziato dal popolo italiano con la Resistenza. Una persona capace di coinvolgere, quindi un pericolo per chi voleva tornare indietro, rispetto a quella democrazia così sacra che la nostra costituzione aveva disegnato.
Mentre gli occhi d’Italia erano tutti puntati su Aldo Moro, quello stesso giorno a Cinisi, nella provincia di Palermo in piena notte, veniva assassinato Peppino Impastato. Giornalista e attivista, una voce che ha cambiato il modo di contrastare la mafia. Sfidava il boss di Cinisi, Gaetano Badalamenti con le sue trasmissioni su Radio Aut negli anni ’70, sfruttando il momento storico in cui le radio libere cavalcavano l’onda dell’informazione. La satira e i monologhi feroci furono le sue armi. A 17 anni era già al fianco dei contadini e dei lavoratori della provincia di Palermo, come attivista del PSIUP. Le sue lotte non si spensero con la sua morte, anzi. Il 9 maggio dell’anno successivo fu organizzata una grandissima manifestazione nazionale contro la mafia in suo onore.
Oggi invece è il 9 maggio 2018, a Napoli fra poche ore tantissimi giovani affolleranno il Lungomare per vedere Liberato; il cantante senza volto. Nelle sue canzoni e nei suoi video romanzati si parla d’amore. Napoli viene ripresa nei suoi scenari più belli e nelle difficoltà della periferia. C’è lo sguardo verso il futuro da due prospettive differenti: una dagli occhi di un ragazzo della Napoli sofferente e l’altra dagli occhi di una ragazza della Napoli bene. Entrambi gli sguardi si posano sull’amore, quell’amore capace di unire mondi diversi, culture opposte, esperienze differenti.
È un azzardo lo so, ma in Liberato vedo un simbolismo perfetto, legato alla grande missione europea di unire Popoli; ma anche al ruolo di Aldo Moro che per amore verso il Paese e la democrazia ha provato ad unire mondi politici differenti. Lo stesso Impastato cerca di liberarsi dei pregiudizi sociali, cerca di combattere l’omertà e la paura con l’unione ed il coraggio. Lo stesso coraggio che permette ai due ragazzi protagonisti del video-romanzo di Liberato, di amarsi nonostante la loro appartenenza a mondi profondamente differenti.
Dopo 40 anni da questi tragici eventi e dopo 68 anni dalla dichiarazione Schumann penso sia nostro dovere fermarci a riflettere. Come si cambia il mondo? Con il coraggio, mi sono risposto. Ci vuole coraggio ad unire diverse nazioni sotto la bandiera europea della pace, ci vuole coraggio a scrivere una Costituzione come la nostra: antifascista, democratica, fondata sul lavoro e sui diritti. Ci vuole tantissimo Coraggio ad unire piuttosto che a dividere, a combattere piuttosto che subire, a denunciare piuttosto che tacere.
Sulla scia di questi grandi momenti storici e di questi uomini ricordiamoci che tutti abbiamo il dovere di rendere il mondo un posto migliore, e l’unica arma che ci serve è il Coraggio.