Sinergie Lucane comunica che nella giornata di oggi si è proceduto a far sostituire il titolo sui manifesti affissi nella città di Potenza per l’evento che la nostra associazione ha organizzato il 13 aprile presso il museo nazionale di Potenza Adasteamu, un momento importante per sensibilizzare la comunità sulla violenza sulle donne e il femminicidio.
Il titolo che sostituirà il tanto discusso: “Amore, ma se mi uccidi, poi chi picchi? La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”, sarà “FermiamoLA violenza sulle donne”.
Ciò è stato deciso ad unanimità dal consiglio direttivo di Sinergie Lucane dopo le numerose e spropositate polemiche sollevatisi in seguito all’intervento della consigliera pari opportunità Ivana Pipponzi che ne aveva chiesto la rimozione per istigazione alla violenza e messaggio fuorviante oltre che linguaggio non di genere. Rimaniamo certi di guardare sempre alla sostanza e alla concretezza e di combattere questi fenomeni violenti con i fatti, siamo altresì certi che tale comunicazione non avesse nulla di fuorviante ma volesse semplicemente colpire l’inconscio di tutti e sollevare vera attenzione. Ma, dato che la nostra associazione non ha mai avuto nei suoi intenti quello di polemizzare, abbiamo deciso sul cambio del titolo nella comunicazione. Crediamo comunque di aver raggiunto un primo risultato: far discutere sul problema auspicando tutti a farlo e a non fermarsi al tipo di comunicazione interpretando la psicologia della comunità, inoltre invitiamo la cittadinanza, anche chi ha polemizzato sul titolo, a partecipare al nostro evento del 13 aprile, proviamo insieme davvero ad alzare il livello della riflessione su di un fenomeno gravissimo come il femminicidio, la battaglia di tutta la comunità deve essere quella di risolvere questo grave crimine le polemiche strumentali non ci interessano”.
Ma perché (e da chi) il manifesto fu “incriminato”???
Leggi l’editoriale di Nino Cutro “Mai manifesto fece tanto discutere”
Potenza, martedì 3 aprile 2018 – Gongolano (lo diciamo noi, sia chiaro!) i responsabili dell’associazione potentina “Sinergie Lucane” che il 13 aprile prossimo hanno organizzato un convegno sui temi del femminicidio e della violenza sulle donne. Mai avrebbero pensato che se ne sarebbe fatta tanta pubblicità per la polemica, probabilmente esagerata, che è nata sul manifesto – esposto a Potenza – con cui l’iniziativa viene annunciata.
A scandalizzare è il titolo “Amore, se mi uccidi, dopo a chi picchi?” che richiama quello del cortometraggio realizzato in Campania scritto e diretto da Corrado Ardone, che dopo la sua pubblicazione ha visto raddoppiare in breve tempo le denunce contro la violenza sulle donne, a conferma del successo raggiunto in poche settimane dal cortometraggio, visualizzato in rete su vari siti da oltre 5 milioni di persone.
Riportiamo testualmente la dichiarazione dei titolari della casa cinematografica Maxima Film di Marzio Honorato e Germano Bellavia dai quali, proprio per questo motivo, ci saremmo attesi sostegno all’iniziativa di “Sinergie Lucane”, considerando che le finalità per le quali lo slogan è stato utilizzato sono le stesse.
Invece si dissociano. Chiedono la rimozione del manifesto perché – udite, udite – “il messaggio sociale diffuso attraverso le affissioni è palesemente errato e fuorviante”.
Ma il titolo del manifesto è lo stesso del cortometraggio? Si.
Lo scopo del convegno è lo stesso per il quale la produzione cinematografica è stata realizzata? Si.
Allora “errato e fuorviante” perché?
Veniamo al manifesto. Si sono dissociate, chiedendone la rimozione, la Consigliera di Parità effettiva, Ivana Pipponzi, e la Consigliera di Parità supplente, Luisa Rubino, sostenendo che “è in contrasto, oltre che col buonsenso ed il buongusto, anche con il doveroso rispetto della dignità femminile”. “Messaggi di questo genere ci sembrano andare in un’opposta direzione, ben lontani dalla consapevolezza necessaria a contrastare la violenza. Peraltro – aggiungono – il testo del titolo è irrispettoso delle regole minime del corretto linguaggio di genere adottato da ultimo, attraverso la Carta di Venezia, dall’Ordine nazionale dei giornalisti”.
Non ci risulta che l’Ordine dei Giornalisti della Campania abbia preso posizione contro il cortometraggio.
Ha criticato il manifesto l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Potenza, Carmen Celi. “Fa giustamente discutere soprattutto – afferma la Celi – per l’uso della parola “Amore” proferita ipoteticamente dalla vittima”.
Nel dibattito è intervenuta anche Angela Blasi, presidente della Commissione Regionale Pari Opportunità. “E’ naturale – dichiara – rimanere perplessi rispetto ad un messaggio quale “Amore, ma se mi uccidi , dopo chi picchi?”, un messaggio che può e deve suscitare ribrezzo, una frase che se si decontestualizza (è il titolo di un cortometraggio) corre il rischio di creare fraintendimenti pericolosi”.
Alle critiche ha risposto la presidente dell’associazione “Sinergie Lucane” Paola Faggiano che parla di “una enorme e spropositata polemica”.
“L’intento del manifesto – precisa la Faggiano – è di essere d’impatto e centrare il problema alla base della personalità distorta e ambivalente dell’uomo che esercita violenza sulla stessa persona che dichiara di amare”.
E’ quello che dicevamo.
Una domanda per concludere: tutti hanno criticato il manifesto, nessuno il cortometraggio che certamente hanno visto. Perché?