Si chiama “Comunanza del Cibo Pollino” ed è la più recente azione messa in campo dallo chef Federico Valicenti (Università Popolare del Pollino), promotore di numerose iniziative a salvaguardia dei prodotti alimentari lucani e in particolare dell’area sud della provincia di Potenza. Si tratta di un vero e proprio “Manifesto” di idee, propositi, obiettivi”.
A illustrane le motivazioni, con le parole del Manifesto, è lo stesso Valicenti. Del resto, il suo pensiero (“La ricetta è tradizione, la preparazione è tipica, il cibo è topico, la cucina lucana è la tavola di tutti”) sintetizza meglio di un fiume di parole la sua arte e la sua passione per il cibo e la sua cultura esportati in tutto il mondo.
Spiega Valicenti…
“Mentre l’economia globale tende a stritolare le diversità omogeneizzandole, rendendo tutto uguale e asettico, inodore, insapore è’ nata la Comunanza del Cibo Pollino.
La Comunanza del Cibo Pollino è composta da uomini e donne, consapevoli che il cibo crea legami nella vita dei propri paesi e che non si può far finta che non esista.
E’ un corpus culturale immenso che non vuole più essere sottovalutato, che va stimolato e preservato.
La Comunanza del Cibo Pollino si ritaglia uno spazio nell’economia della memoria e della cultura.
La Comunanza del Cibo Pollino è storia, tradizione, paesaggio, territorio.
Chi non ha memoria di se stesso, della sua cultura, si lascia morire, deperire e getta via la sua appartenenza come se fosse un fardello.
Chi invece si affida il compito di salvare e mantenere viva la cultura della diversità deve avere la possibilità di realizzare il presidio della memoria, nel proprio luogo, nella propria comunità,
cosi da poter scrivere le storie del cibo e delle persone, di un prodotto, una tradizione, valorizzando anche architetture paesaggistiche locali.
Solo all’interno di un’economia locale, che fa sistema ci si può sentire attori/produttori, realizzatori e conoscitori di eccellenze, sostenitori di diversità.
La Comunanza del Cibo Pollino è un sistema che nasce per incanalare processi produttivi per sprigionare energia dando impulso all’economia, valorizzando in tutto e per tutto le risorse umane del territorio.
La Comunanza del Cibo Pollino è una rete dove sostenibilità non significa solo guardare l’economia del mondo rurale ma incontrare anche le persone con le sue capacità, i suoi valori, la sua generosità.
Dove i vari soggetti che la compongono sono in contatto tra di loro, costantemente, comunicano e sono disposti ad aiutarsi con la convinzione che la forza delle idee cambia il mondo.
La Comunanza del Cibo Pollino invita l’uomo a riappropriarsi di quello che sta perdendo:
il contatto con la natura, le visioni, il cibo.
La Comunanza del Cibo Pollino vuole riprendersi la terra, la luna e l’abbondanza..
Riprendiamoci la terra, la Madre Terra che ci alleva e accoglie, che nutre e ci fa crescere.
Vogliamo la terra rispettata, che si mette al servizio della cultura fatta da uomini e donne con l’orgoglio dell’appartenenza e del rispetto del cibo che produce.
Vogliamo l’abbondanza, con pari dignità per tutti, soprattutto per chi produce e lavora la terra, che possa vivere degnamente e contribuire a costruire un nuovo sistema .
Vogliamo la luna, per poter pensare senza limiti, non ci fa paura l’utopia, non ci spaventano i cambiamenti virtuosi che può fare la storia, non ci spaventa lavorare che questo avvenga.
La Comunanza del Cibo Pollino fa sistema perché il piacere diventi un diritto universale.
La Comunanza del Cibo Pollino inizia questo splendido viaggio e con coraggio e consapevolezza afferma il diritto di sapere cosa e con chi mangiamo.
E l’area del Pollino rappresenta un territorio strategico per l’agricoltura, per garantire uno sviluppo durevole, assicurare un’alimentazione sana e diversificata e salvaguardare l’ambiente. È da questa premessa che prende le motivazioni il protocollo siglato, tempo fa, a Terranova del Pollino tra Agia (Rudy Marranchelli), Cia (Nicola Serio) e Università Popolare del Pollino (Federico Valicenti). Uno strumento importante per valorizzare le “aziende presidio” del territorio rurale dei piccoli comuni dell’area in difesa dell’identità e della riconducibilità di prodotti legati a microterritori, produzioni enogastronomiche tipiche, preziose e di qualità e a sostegno di un nuovo modello di sviluppo locale basato sulle risorse territoriali e paesaggistiche, tradizioni culturali e popolari.
Il protocollo fa seguito al Progetto dell’Agia “gener@zioni a sud” basato sulle bioresistenze e su un “sano” rapporto con il territorio per dimostrare quanto l’agricoltura non sia solo e semplicemente un azione economica/finanziaria ma, anche, pratica di resistenza alle forme di illegalità, resistenza all’uniformazione (che è appiattimento e non uguaglianza) sia culturale che alimentare, resistenza alla violenza con cui vengono trattate e gestite le risorse naturali, resistenza alla scomparsa di biodiversità”.