Stamani, presso la locale Casa Circondariale di Reclusione, il G.I.P. del Tribunale di Matera, dott.ssa Angela Rosa NETTIS, ha convalidato l’arresto, operato dalla Squadra Mobile della Questura di Matera la sera dello scorso 24 marzo, del consigliere regionale Paolo Castelluccio, di Policoro, indagato dei reati di atti persecutori, violenza privata e porto abusivo di oggetti atti ad offendere. Nell’udienza di convalida la pubblica accusa è stata sostenuta dalla dott.ssa Maria Christina DE TOMMASI, Sostituto Procuratore della Repubblica di Matera.
Le fattispecie delittuose contestate qualificano giuridicamente i fatti rappresentati in denunzia dalla donna a cui il consigliere regionale è stato legato da una relazione affettiva all’interno della quale sono maturate le condotte incriminate.
L’Autorità Giudiziaria ha ravvisato la presenza di gravi indizi di reità, corroborati da alcuni riscontri significativi, tra i quali le registrazioni sonore di molestie e minacce profferite dall’uomo.
In sede di convalida, i comportamenti ascritti all’indagato sono apparsi reiterati e perduranti ai quali la parte offesa ha cercato di sottrarsi facendo ricorso anche ad un proprio legale di fiducia.
I reati per i quali si procede sono punibili a titolo di dolo, conseguentemente è stata ritenuta sussistente l’intenzionalità dell’uomo nel porre in essere le condotte contestate.
L’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari è stata ritenuta sufficiente e congrua, sussistendo la circostanza che il luogo di detenzione è diverso rispetto a quello ove dimora la parte offesa.
In base alla normativa vigente, l’adozione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari viene comunicata al Prefetto di Potenza che ne dà immediata comunicazione al Presidente del Consiglio dei Ministri il quale, sentiti il Ministro per gli affari regionali e il Ministro dell’Interno, adotta il provvedimento che determina la sospensione di diritto del consigliere regionale dall’incarico pubblico ricoperto.
La sospensione cessa nel caso in cui venga meno l’efficacia della misura coercitiva avverso la quale i legali dell’indagato potranno fare ricorso al Tribunale del Riesame.
Nel frattempo la Polizia di Stato ha provveduto a sequestrare una pistola calibro 9, legalmente detenuta e custodita presso l’abitazione dell’indagato, con le relative munizioni.