La lettera di Anna lo aveva turbato. Non riusciva a capirne il senso, non sentiva il calore delle parole. Un’altalena di emozioni invadeva i suoi pensieri, sparsi e disordinati, con i quali non riusciva a fare i conti. Le insicurezze di Anna si percepivano tutte, quasi le toccava con mano. La sua era un solitudine solida, con una forma spigolosa, che non riusciva a trovare un posto nel mondo. Ma era esattamente questa la ragione per cui lui non riusciva a distogliere il suo sguardo ed il suo pensiero da quegli occhi grandi e profondi che lo avevano stregato. Sentiva che dentro di lei c’era un fuoco diverso, più caldo, incandescente, una luce che la distingueva dagli altri. Perché certe cose, che non sono cose, le senti immediatamente sulla pelle e non puoi farne più a meno. In questi anni aveva imparato una grande lezione: dare un nome preciso ai sentimenti. Perché se non impariamo riconoscerli, diceva spesso, non riusciremo mai a viverli e a dargli il respiro. I suoi dolori, sommati ai fallimenti, gli avevano lasciato addosso cicatrici profonde con le quali aveva fatto i conti da tempo. Anna, invece, era animata dalla paura. In lei si agitavano ambizioni e desideri, spesso mescolati e confusi. Lei aveva grandi ambizioni professionali, legittime, per le quali era pronta a rinunciare a tutti, compresi gli affetti. Non certamente quelli familiari, che per sua fortuna erano saldi e resistenti, ma a quelli nuovi che la vita le avrebbe fatto incontrare lungo il cammino. Di queste rinunce ne parlarono una sera, in compagnia di calici rossi e cibi biologici.
– Quindi rinunci?
– No, non è esattamente così..
– E com’è ?
– Mi sembra tutto così difficile in questo momento della mia vita
-Sai cosa mi ricorda tutto ciò?
– No, cosa?
– Il dialogo famoso tra Mastroianni e la Cardinale
– Quello del film 8 ½?
– Esattamente. “Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo? Di scegliere una cosa, una cosa sola ed essere fedele a quella, riuscire a farla diventare la ragione della tua vita, una cosa che raccolga tutto e che diventi tutto proprio perché la tua fedeltà che la fa’ diventare infinita… Ne saresti capace? Ecco ascolta se io ti dicessi, Claudia….” E lei “E tu… saresti capace?”
– Ma la conosci a memoria?
– Si, e so anche come va avanti…
– Lo immaginavo.
– Lui le risponde: “No.. no questo tipo no, non è capace. Questo vuole prendere tutto, arraffare tutto, non sa rinunciare a niente; cambia strada ogni giorno perché ha paura di perdere quella giusta, e sta morendo, come dissanguato”. Poi gli chiede:” E così finisce il film?”. E Mastroianni dice: No comincia così, poi incontra la ragazza della fonte, è una di quelle ragazze che danno l’ acqua per guarire… è bellissima, giovane e antica, bambina e già donna, autentica, solare! Non c’è dubbio che sia lei la sua salvezza…
– Bravo. La sai veramente a memoria. Ma non capisco perché tu me l’abbia citato.
– Perché sembriamo noi due.
– Bah. Insomma…
– Chiaramente tu non sei bella come la Cardinale.
– Cretino! Nemmeno tu sei Mastroianni!
– Si, lo so. Ma le sue paure sono anche le nostre, non trovi?
– In parte si. Ma io non so come dirti che…
– L’ho capito, Anna. Ma prova a planare leggera sulle cose della tua vita. Altrimenti ogni urto, ogni risalita, ogni caduta ti peserà il doppio, il triplo. Cosa ti resterà di tutta questa corsa? Quanto di te lascerai per strada? Costruisciti una vita di affetti, senza il timore che possano finire. E’ la nostra stessa vita ad essere mortale, se ci pensi. Ma tutto ciò non può essere il perimetro entro il quale decidi di restare. La tua zona di conforto si restringerà sempre più fino a non lasciarti più altro spazio. Tu mi dirai che questa è solo teoria e che la pratica è differente. Hai ragione, sai. Ma abbiamo bisogno di guardarci dentro prima di rigenerarci. Tu mi piaci, Anna, Mi piaci e non so perché. Mi emozioni molto, mi rendi felice con un sorriso. Non permettiamo alle paure di vincere su di noi, sul tempo futuro, su quello che potrebbe nascere tra di noi.
– Dici cose giuste, davvero.
– C’è un ma?
– No, nessun ma. Tu dici sempre cose giuste, io non sono come te.
– Sei meglio di me. Perché io dico sempre un sacco di cose. Parlo molto. Spesso mi innamoro talmente tanto delle mie parole che alla fine mi restano solo loro, incollate tra le mani.
Uscito dal lavoro verso le 20, se ne andò a cena nel suo solito ristorante. Aveva bisogno di stare solo, in un posto caldo e calmo. Guardò sul giornale la programmazione settimanale del cinema più vicino. Voleva tornarci, ma questa volta con lei. Perché era solo con Anna che voleva vivere e condividere questo tempo nuovo.