La notizia l’ha appresa dal telegiornale: “È stata una notizia sicuramente molto toccante perché quando muore un ragazzo giovane è sempre una notizia toccante. Ho avuto un pugno allo stomaco anche se la morte è una cosa materiale. Rimangono i gesti, il bene fatto. Rimangono sempre”.
Stefano Mele non nasconde l’emozione nel parlare di Davide Astori, il capitano della Fiorentina prematuramente morto, che conobbe quando era ricoverato al Gemelli a Roma (nella foto). “Ero ricoverato nel 2014 nel reparto di neuropsichiatria dell’ospedale Gemelli di Roma – ricorda Stefano – Astori venne con il capitano Totti e abbiamo parlato”.
Di Cosa?
“Della mia situazione. Astori si è informato parlando con mamma. Mi ha incoraggiato ad andare avanti. Sono rimasto colpito da questo ragazzo che parlava con umanità. Sono gesti che potrebbero sembrare banali ma non lo sono. Non lo sono perché non tutti lo farebbero. Andare dove c’è il dolore è sempre una cosa che tocca. Soprattutto in un reparto che, voglio ricordare, è il primo in Italia per alcune malattie grazie a medici che sono rientrati dall’Inghilterra per creare questa realtà. È un reparto dove, caro Nino, si tocca la disperazione di tanti genitori. Io vado da molti anni. Sono diventato un poco il simbolo. Tutti mi conoscono”.
Quindi il gesto di Astori è ancora più significativo…
“Certo. Anche se dopo non ci siamo più incontrati, il suo gesto non lo dimenticherò mai. Mi ha colpito la sua gentilezza, la sua umanità. Ragazzi come me che sono costretti a convivere con la malattia hanno bisogno di un sorriso, di un momento di allegria. È quanto mi ha regalato Davide”.
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Stefano, solitamente si guarda al mondo del calcio ad un mondo nel quale prevalgono interessi, protagonismo. Scoprire di questo mondo anche l’umanità che c’è in persone come Astori è stata per te una sorpresa?
“Tempo fa ho conosciuto nel mondo del calcio anche il presidente del Potenza Calcio, Salvatore Caiata. Anche lui è molto attento ai problemi di persone con disabilità. C’è chi nel mondo de calcio ha la possibilità di fare del bene. L’umanità tra i calciatori la vedo. Astori è stato un esempio. Spesso si pensa che sia un fatto economico. No. Basta dedicare cinque minuti, come stiamo facendo ora, per condividere esperienze: anche questo aiuta. Come aiuta la disponibilità di Ufficio Stampa Basilicata di mettere a disposizione uno spazio per dibattere questioni che interessano molto da vicino che è affetto di malattie gravi”.
Stefano tu da tempo solleciti un dibattito sulla disabilità; su come risolvere alcuni problemi; su come superare barriere non solo architettoniche. Solleciti interventi a livelli legislativi ed istituzionali. Parlando di umanità, secondo te se ce ne fosse un tantino in più a tutti i livelli i problemi si risolverebbero più facilmente?
“L’umanità a volte manca ma spesso manca anche l’ascolto di chi vive certe situazioni. Ovviamente ci vuole l’impegno costante di chi governa per risolvere i problemi. Noi disabili alla fine siamo una ricchezza non un peso. Lo si tenga presente evitando di fare solo discorsi economici. Quando li sentiamo fanno un po’ male”.