A rione Santa Croce di Potenza gli abitanti hanno fatto una sottoscrizione per chiedere che possa tornare l’extracomunitario, divenuto di famiglia, che aiutava a portare la spesa a domicilio o soltanto accompagna qualche anziano lungo la strada.
Anche lui non staziona più davanti al market perché glielo vieta l’ordinanza anti accattonaggio del sindaco di Potenza Dario De Luca.
La sottoscrizione, segno di una sensibilità all’accoglienza che nel nostro paese purtroppo sta lasciando il posto a culture xenofobe che sfociano anche in atti delinquenziali – Macerata docet -, fa ben sperare. Fa ben sperare perché c’è chi ritiene, al di là di luoghi comuni e strumentalizzazioni politiche, che si possa convivere con chi è giunto in Italia con l’unica speranza di una vita più dignitosa.
Lo si può fare soltanto se siamo convinti che – come scrive don Marcello Cozzi, presidente del Cestrim – “la mia città accoglie, non respinge, spalanca le braccia non incatena le mani. Apre non chiude. Costruisce giardini non alza muri. Contrasta gli sfruttatori non gli sfruttati.
La mia città – prosegue don Marcello – tutela il diritto alla sicurezza senza mortificare il diritto alla sopravvivenza”.
Ecco, la sicurezza. L’ordinanza del sindaco De Luca va in questa direzione. Aggiungiamo: probabilmente era un suo dovere perché, come ha ricordato l’ex sottosegretario all’interno, Filippo Bubbico, intervenuto alla presentazione dei candidati di “Liberi e Uguali”, lo prevede una legge approvata dal parlamento.
Ma sappiamo benissimo che una legge si applica quando esiste il problema. Domanda? Era un problema la presenza di extracomunitari davanti agli esercizi pubblici in attesa di qualcuno facesse loro l’elemosina?
Oggi che non ci sono più ci sentiamo più sicuri?
Certamente si sente sicuro il ben pensante al quale dava fastidio la loro presenza.
Ma, come qualcuno ha scritto, rischiamo di mettere la polvere sotto il tappeto.
Perché la sicurezza è il risultato di un modo di accogliere che deve diventare progetto sociale. Che deve tutelare tutti sradicando, come ha detto l’on. Bubbico, la malavita che assolda gli extracomunitari prima che vengano assegnati nei centri di accoglienza. Ha usato il termine “bonificare”.
Che si faccia, ma rispettando la dignità anche degli ultimi. Si potrà fare se si svolgeranno appieno i compiti che chi ospita deve assolvere.
Il progetto del Comune di Potenza che ha consentito all’Acta di utilizzare alcuni extracomunitari che volontariamente contribuiscono a tener pulita la città va in questa direzione. Ma, sarà un caso, nessuno ne parla.
Ci siamo chiesti come trascorrono la giornata le centinaia di extracomunitari e come la trascorreranno coloro i quali non potranno più stazionare davanti agli esercizi pubblici?
“La mia città – per dirla con don Marcello Cozzi – proclama illegale la miseria non le sue vittime. Rimuove i problemi non le persone. Sanziona le cause non I suoi effetti. Questa, dunque, non è la mia città”.
Proviamo a rimuovere il problema non a nasconderlo.
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