Nella settimana del Festival della musica italiana, della kermesse canora più famosa del “bel paese”, il pensiero alle gesta degli indomabili “leoni” di mister Ragno, si mischia e si intreccia con le note dei brani che hanno reso famoso negli anni il festival di San Remo. La vittoria di Altamura che consacra ulteriormente il Potenza capolista solitario del girone H, non deve far dimenticare però da dove si era partiti meno di un anno fa. Era una società vicina al tracollo, che solo agli occhi dei tifosi più ottimisti sarebbe riuscita ad iscriversi al campionato in corso.
L’effetto di quella tragica situazione sportiva comportò, come immediata conseguenza, il disinteresse e la delusione da parte di molti tifosi rossoblù che, come cantò nel 1988 Massimo Ranieri, avevano iniziato a “Perdere l’amore” per la squadra del capoluogo. Solo pochi audaci continuavano a seguire il Potenza guidati esclusivamente dall’assoluta fede nei confronti dei colori rossoblù. Sicuramente questi intrepidi tifosi, come cantava Daniele Silvestri in “La paranza”, nel domandarsi perché, nonostante le cocenti delusioni continuassero a tifare incondizionatamente la loro squadra, avrebbero risposto a loro stessi: perché “mi sono innamorato di una stronza”.
Ma poi ad agosto, a pochi centimetri dal baratro, con un netto cambio di rotta iniziò “Un’avventura”, per citare un brano del 1969 magistralmente interpretato da Lucio Battisti, che avrebbe portato alla costruzione di un miracolo sportivo. Il Potenza dell’era Caiata tranquillizzò la piazza con idee concrete ed un progetto sportivo ben definito facendo vedere a tutti “Come si cambia”, come recitava il brano di Fiorella Mannoia del 1984. Il Potenza iniziò a diventare grande. I colpi sul mercato si susseguivano, ed i tifosi, increduli nel vedere arrivare nella loro città giocatori dalla caratura impressionante per la categoria, sentivano il richiamo di una squadra che voleva tornare ad accendere i loro animi e che chiedeva disperatamente ai propri supporters di sentirsi “chiamare ancora amore” come cantava al festival del 2011 Roberto Vecchioni.
La richiesta venne colta immediatamente e la città risorse dal torpore calcistico ed espresse con una rinnovata grinta ed un rinnovato senso di appartenenza per la squadra della propria città. La squadra rispose presente e una rete dopo l’altra, un successo dopo l’altro si dimostrò “Bella da morire” – Homo sapiens 1977- ma soprattutto vincente. Il tutto in uno dei campionati più competitivi della categoria degli ultimi anni, con avversarie costruite per vincere, con corazzate che non mollano un colpo e che sono pronte a sfruttare ogni minimo passo falso della capolista per provare a guadagnare terreno.
Il Potenza intanto, indifferente a tutte le parole di troppo ed alle critiche superflue, “se ne fregava di tutti…si” come insegnava Vasco Rossi al Festival del 1983 nel suo indimenticabile “Vita spericolata”, ed imperterrita continuava la sua corsa. Ora il traguardo è lì all’orizzonte, ma l’orizzonte dista ancora 12 gare. Il 6 maggio si saprà se questo incredibile Potenza avrà raggiunto la “Destinazione paradiso” evocata da Gianluca Grignani nel 1995, ed i tifosi potranno finalmente gridare: Potenza, “Dio come ti amo” come intonava nel 1966 Domenico Modugno.