Un progetto biennale per coinvolgere i giovani studenti nell’osservazione e in una prima analisi di quelle che saranno le nuove sfide che la società e il mondo del lavoro prospettano loro per il futuro, in termini di crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Con la possibilità, inoltre, di potersi confrontare con istituzioni, esperti e parti sociali, coinvolti nei processi di sviluppo e attivi nella società. Uno sguardo al futuro, dunque, con la consapevolezza che studio, impegno e spirito d’iniziativa saranno fondamentali per “diventare grandi”.
Questo l’obiettivo del workshop dal titolo “La crescita intelligente”, primo del Tour 2018 del progetto biennale “Millennial Lab 2030”, tenutosi questa mattina, martedì 6 febbraio, presso l’aula magna dell’istituto “Einstein-De Lorenzo” di Potenza e promosso dalla Fondazione Bruno Visentini, impegnata nell’analisi dei problemi economico giuridici e del sistema socio-economico del nostro Paese.
Hanno preso parte all’incontro, con gli studenti attori del progetto, il dirigente scolastico dell’istituto, Domenico Gravante, Roberto Cerroni, ricercatore Fondazione Bruno Visentini, Nicola Valluzzi, presidente della Provincia di Potenza, Luciano Monti, professore della Luiss in Politiche dell’UE e condirettore scientifico della Fondazione, Gerardo Antonio Pinto, dell’USR Basilicata, Giandomenico Marchese, Dirigente generale Politiche formazione e lavoro Regione Basilicata, Leonardo Cuoco, consulente economico “Territorio spa”, Giuditta Lamorte, presidente Co.Re.Com Basilicata.
8 gruppi di lavoro, condiviso costantemente on line con gli altri 13 istituti scolastici superiori sul territorio nazionale e coinvolti nel progetto della Fondazione (riconosciuto come eccellenza dalla Commissione Europea), in alternanza scuola lavoro per un totale di 20 ore tra curriculari ed extracurriculari.
Gli studenti della Terza sez. I (indirizzo informatico), coordinati dalla professoressa Maria Sara Coriglione, si sono impegnati nella raccolta di dati da fonti autorevoli (ad esempio Istat, Ispra, Ministero dell’Interno), nell’elaborazione e nella rappresentazione grafica degli stessi sull’Indice di Divario Generazionale (GDI) ovvero il ritardo accumulato, nel perseguimento di diversi obiettivi, tra quelli che sono definiti baby boomers (ovvero i nati tra il 1945 e il 1964) e le nuove generazioni. I primi due domini presi in considerazione dagli studenti sono stati educazione e partecipazione democratica (il 16 febbraio verranno analizzati i domini relativi all’ambiente e alla salute; il 27 febbraio quelli relativi alla disoccupazione, alla parità di genere, alla legalità e all’abitazione). Un divario generazionale che va complessivamente accentuandosi e che le nuove generazioni dovranno recuperare, con il rischio di non cogliere tutte le opportunità che la vita può offrire.
Secondo i dati presentati in sala, dal 2004 ad oggi, sono ancora molti i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni sul territorio locale che non hanno titolo di studio (meno 6 punti nei valori analizzati).
Aumentano, dal 2009 ad oggi, i giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni in possesso di laurea o titolo post laurea (in calo, invece, nel periodo 2004 – 2009).
Non migliorano i dati relativi alla partecipazione democratica, cala il numero dei votanti sia a livello nazionale che locale nel periodo 2008 – 2016, con gli astenuti a livello locale maggiore di quelli a livello nazionale (inversamente al periodo 2004 – 2008).
Nel corso del suo intervento durante il workshop, Luciano Monti, professore della Luiss in Politiche dell’UE e condirettore scientifico della Fondazione, ha affermato che per superare gli ostacoli occorre guardare le cose dal lato giusto. Qual è il lato giusto? Lo abbiamo chiesto al professore.
“Guardare il futuro con gli occhi dei giovani. È inutile continuare ad immaginare che i grandi costruiscano il futuro per i giovani, per due motivi: perché non sono i diretti interessati a viverlo e perché gli scenari sociali ed economici del mondo sono in così forte evoluzione che soltanto un giovane ha gli occhi per comprendere quello che veramente sta succedendo nel nostro Paese”.
Per quanto riguarda la Basilicata, il professor Monti ha così analizzato i dati, considerato come punto di partenza il 2004:
“Nel 2004 la regione Basilicata era già in difficoltà, cioè in ritardo di sviluppo. L’indice è peggiorato di meno che a livello nazionale ma il punto di partenza del 2004 non era quello della media italiana. In tutte le regioni i ragazzi riscontrano trend di crescita del divario non superiore alla media nazionale ma perché il punto di partenza era più basso. Non stiamo migliorando il divario del Sud rispetto al Centro – Nord e anche i giovani pagano questa conseguenza”.
Progetti futuri molto propositivi per la Fondazione Bruno Visentini e gli studenti italiani, come ci ha spiegato il professore:
“Ci sarà la seconda annualità di questo progetto, l’anno scolastico 2018 – 2019, quindi ci saranno altre classi di questo istituto che verranno coinvolte e abbiamo nel cassetto un altro progetto che avvicinerà i ragazzi al mondo dell’imprenditoria culturale e sicuramente se partirà la Basilicata sarà tra le regioni campione”.
I giovani, futuro del Paese, al centro del progetto in questione, nelle parole della docente che ha seguito gli studenti nel percorso di analisi ed elaborazione dati, Maria Sara Coriglione:
“In questa scuola stiamo aiutando i nostri giovani a crescere e formarsi con le nuove professioni. Quello del data analist in realtà è una figura che i ragazzi dell’indirizzo informatico possono avere come sbocco professionale, quindi aver accettato l’invito della Fondazione è stata una garanzia di un sostegno ai ragazzi. Non è stato un percorso facile ma siamo certi di avere un partner forte che riesce a darci delle linee guida decise. Ora abbiamo bisogno di confrontarci con il territorio locale, leggere la rappresentazione grafica con il territorio che diventa parte attiva per creare delle opportunità”.