La notizia di è diffusa in un lampo, lasciando tutti attoniti. Soprattutto coloro i quali, appassionati di motociclismo, avevano vissuto con Ivan Di Bello momenti esaltanti, accompagnandolo nelle imprese che, sin da giovanissimo, avevano scandito la sua vita, interrotta tragicamente lunedì scorso sul monte Sirino.
Come abbiamo già dato notizia, Ivan Di Bello, 29 anni è morto precipitando in un crepaccio in località Lago Laudemio mentre stava facendo un’escursione con il suo cane.
E’ svicolato su un tratto ghiacciato finendo contro un albero. Il casco che indossava non è riuscito a salvargli la vita.
Il suo corpo è stato trovato in nottata da uomini del soccorso alpino, vigili del fuoco e carabinieri. Questi ultimi allertati dai familiari preoccupati che Ivan non rispondeva al cellulare.
I funerali di Ivan Di Bello si svolgeranno questo pomeriggio, mercoledì, alle 16 nella chiesa di Santa Cecilia a Potenza.
Il Comitato Regionale di Basilicata della Federazione Motocicistica Italiana con un post sui social ricorda Ivan Di Bello, che aveva ereditato la passione per le due ruote dal padre Decio e, oltre a partecipare a numerose gare, aveva aperto una scuola di motociclismo.
“È un giorno molto triste oggi, in cui proprio non si riesce a trovare un motivo per sorridere. Un giorno che tanti vorrebbero dimenticare ma, che purtroppo… saremo costretti a ricordare per sempre.
Un giorno in cui tanti non riescono ancora a capacitarsi di come possa essere successo, che non riescono ancora ad immaginare il domani senza te. Ragazzo con l’ animo nobile del principe ed il coraggio indomito del guerriero.
Sportività e lealtà erano le sue bandiere, inseguire i sogni il suo obiettivo di vita. Una tenacia sconosciuta alla maggior parte delle persone, ed ogni volta che si prefiggeva di realizzare qualcosa ci riusciva sempre con successo. Campione nello sport e nella vita… Oltre tutti i suoi successi sportivi, anche ai massimi livelli nazionali, nel motocross e nell’ enduro, oggi la sua scuola di Motocross era il suo motivo di gioia nonostante tutti i sacrifici che questa richiedeva.
Vedere i suoi ragazzi crescere, sia tecnicamente che come persone, come sportivi, trasmettere la sua grande passione per questo sport, questo era quello per cui tanto aveva lottato e per cui ancora ti sacrificavi. Sempre in giro, lontano molte volte dai tuoi cari, guidando per ore quel furgone e poi polvere e fango addosso, quando la maggior parte di noi ha preferito il buon lavoro, sicuro, ben pagato, comodo. Ma è questo quello che ti rendeva migliore di tutti, e per questo non c’è nessuno che potrà sostiruirti Ivan. Non ti vedremo più guidare quella moto da cross con il numero #17, che sembrava galleggiare su quei salti, così leggera e pulita da rappresentare bene il tuo animo, ma ci hai lasciato un insegnamento e il tuo punto di vista sulla vita, che sono una ricchezza incalcolabile per ognuno di noi.
Addio Ivan, ci mancherai infinitamente…”