Si parlerà di donazioni di sangue, del come questo settore è stato gestito negli ultimi anni, passando dall’autosuficienza della Regione Basilicata all’emergenza scattata l’estate scorsa. Oggi sembra tutto rientrato ma si sente l’esigenza di fare chiarezza, individuando anche degli strumenti correttivi semmani se ne ravvisasse la necessità.
L’occasione viene offerta dal convengo organizzato dall’Avis Comunale di Potenza domani pomeriggio alle 16,30 nella sala Inguscio della Regione in via Anzio.
Interverranno, oltre al Presidente della Giunta Regionale, Marcello Pittella, gli ex Governatori Filippo Bubbico e Vito De Filippo, la dr.ssa Clelia Musto, direttore del Dipartimento Diagnostica di Laboratorio e del Servizio Immuno-Trasfusionale dell’ospedale San Carlo di Potenza, e Genesio De Stefano vice presidente nazionale dell’Avis dal 1987 al 2015.
I lavori saranno aperti dal Presidente dell’Avis Comunale di Potenza, Nicola tigliani. Introdurrà il tema del convengo Michele Scelsi, direttore Crat Puglia e componente del Centro Nazionale Sangue.
Il tema del convegno
Negli ultimi anni, a livello nazionale, il sistema “donazionale” è riuscito a soddisfare le esigenze del sistema sanitario, pur se con qualche fisiologico momento di affanno: è da notare, in particolare, come il lieve calo di donazioni, registrato in particolare negli ultimi 4 anni, sia stato controbilanciato da una minore richiesta, tendenza che ha permesso di gestire quasi sempre opportunamente le varie circostanze.
Anche in Basilicata, oggi, il sistema sembra reggere: il numero di donazioni effettuate in regione ha quasi sempre soddisfatto le esigenze del sistema sanitario, seppur con qualche appello per emergenza sangue ed alcuni casi di approvvigionamento da fuori regione. La Basilicata si connota in questo modo prima fra gli ultimi, risultando la regione più virtuosa del Sud Italia in termini donazioni/popolazione.
Questo dato, tuttavia , va contestualizzato in un panorama temporale più ampio, che mette in evidenza come, soprattutto negli ultimi 4 anni, a parità di domanda (oscillante tra le 23 mila e le 25 mila unità ematiche l’anno), ci sia stato un calo delle donazioni del 30% circa, passando dalle oltre 30 mila nel 2012 a poco più di 20 mila nel 2016.
Il dato donazionale del 2012 implicava sicuramente un surplus rispetto alle effettive necessità regionali, ma è necessario porsi una doman da: è opportuno che la Regione Basilicata punti di nuovo ad avere un target di donazioni più alto di quello attuale, visto anche che in passato ha dimostrato di poterlo realizzare?
La risposta a questa domanda per noi è sì, per due motivi : il primo perché sarebbe possibile soddisfare la domanda regionale senza alcun affanno e cautelerebbe da eventuali oscillazioni a rialz o della domanda di unità ematiche, per cui si eviterebbe di parlare, anche se in casi sporadici, di “emergen za sangue”; il secondo perché la Regione Basilicata , come tutte le altre Regioni, deve concorrere anche al raggiungimento dell’autosufficienza a livello nazionale, come storicamente ha sempre fatto e come, negli ultimi 4 anni, non è stata in grado di fare proprio perché sprovvista di unità ematiche in eccedenza.
Insomma, abbiamo le potenzialità per fare di più, lo abbiamo già fatto in passato, risultando tra i primi non nel Sud, ma nell’Italia intera, quindi dobbiamo farcene un dovere.