Nella seconda metà del XVIII secolo si fece strada nel pensiero italiano un nuovo movimento culturale e filosofico: l’illuminismo. Napoli, più delle altre piazze italiane, fu il centro nevralgico di questa nuova corrente di pensiero, il cui principio era “estendere la sovranità della ragione a ogni campo dell’esperienza, in modo da liberare la mente degli uomini dalla schiavitù dell’ignoranza, dell’autorità e della tradizione”. Tra i massimi esponenti dell’illuminismo vi erano personaggi come Mario Pagano e Gaetano Filangieri. A Pagano, originario di Brienza, è stata intitolata la piazza più importante di Potenza; a Filangieri, terzogenito di Cesare, principe di Arianiello, e di Marianna Montalto, figlia del duca di Fragnito, da sempre, per errori e per abitudini, è legata la città di Cercola. Potenza e Cercola, quindi, centri della periferia italiana, connessi da due grandi personalità del passato, e oggi nuovamente collegate, per altre vie, dalle gesta sportive di uno dei calciatori più promettenti del calcio italiano: Ciro Panico.
Numero tre rossoblù, terzino sinistro classe 1999, con un recente passato nelle file del Gragnano e oggi a disposizione di Nicola Ragno, è un giocatore di cui è facile innamorarsi per qualità di gioco e determinazione. E’ il padrone di casa della sua fascia di competenza, veloce nelle ripartenze e rapido nell’esecuzione dei cross o dei tiri in porta, ha un fare romantico ed antico con quella sua corsa e certe giocate che ricordano campioni del passato che proprio su quella fascia hanno dettato i tempi della storia del calcio. Giovanissimo nello sguardo e nei lineamenti, ha l’aria di chi sa bene come stare in campo e quanta fatica serva per affrontare i novanta minuti e più di ogni partita. Ma la sua giovane età non tradisce i nervi, Ciro consuma esperienze significative ogni volta che scende in campo e sa fare tesoro degli errori e delle distrazioni. Fa un lavoro di fatica e polmoni, ma ha piedi buoni con i quali spesso cerca l’incrocio dei pali e la trama larga alle spalle del portiere. Sa attendere, sa ripartire con intelligenza e misura. E’ lo sturm und drang applicato al prato verde, la tempesta e l’impeto dell’assalto ma che sa trovare l’equilibrio della ragione quando c’è bisogno di essere lucidi e non sprecare palloni. Un illuminista contemporaneo, geniale nelle sue intuizioni e concretissimo nel portarle a termine.
Con le sue scarpe arancio accarezza la palla in modo gentile ma deciso, senza timidezze, e con il coraggio necessario, si carica sulle giovani spalle alcuni momenti del gioco sia in fase difensiva che in quella d’attacco. A vederlo, dal nostro punto di osservazione, non sembra affatto un ragazzo nato nell’anno in cui l’atleta più forte di questo pianeta, Michael Jeffrey Jordan, decise di consegnarsi alla leggenda ritirandosi dal basket ed entrando nell’Olimpo delle divinità che hanno deciso di mostrarsi agli umani in tutta la loro bellezza. La bellezza è una delle cifre della sua vita da atleta. Prendete il cross con il quale ha consegnato a Carlos França il pallone calciato in sforbiciata. Imparatela a memoria quell’azione perché lì c’è molto di quello che sa essere Ciro Panico da Cercola. La BBC nel 2006 pubblicò un piccolo manuale digitale sui ruoli del calcio. Per spiegare meglio la funzione delle ali esterne, Full-back e Wing-back, usa queste parole: “In the modern age of football there are many different roles and jobs a defender can have”. Non è l’unica testate a essersi occupata dell’evoluzione, in chiave moderna, del ruolo del terzino: lo hanno fatto il SounderatHeart, con l’articolo “Fullbacks Vs Wingbacks: WhatTheyMean for the Attack”, lo ha fatto il Guardian nel 2009 con una precisa domanda, “The Question: whyis full-back the mostimportant position on the pitch?”, e molti altri ancora.
C’è forse un momento preciso della storia e della geografia in cui il ruolo del terzino è definitivamente cambiato, lo racconta Rivista11 citando un passaggio di Edoardo Galeano nel suo libro Splendori e miserie del gioco del calcio: «All’inizio del secondo tempo di Brasile-Austria, Mondiali del 1958, avanzò dalla sua metà campo Nilton Santos, l’uomo chiave della difesa brasiliana, soprannominato A Enciclopedia. Abbandonò la retroguardia, passò la linea centrale, eluse un paio di rivali e continuò diritto. Il tecnico brasiliano, Vicente Feola, correva anche lui a bordo campo, ma oltre la linea laterale. Grondando sudore, gridava: “Torna indietro, torna indietro!”. E Nilton, imperturbabile, continuava la sua corsa verso l’area rivale, non passò il pallone a nessun attaccante: fece tutta la giocata lui da solo, e la completò con uno straordinario gol».
Con Ciro Panico l’antologia del terzino sinistro ha trovato un nuovo interprete destinato a solcare i campi di calcio più importanti. A Potenza è già parte di questa incredibile storia che ogni domenica non smette di stupire.