Si estende su 6.518 ettari il Parco Naturale Regionale del Vulture istituito ieri con provvedimento del Consiglio Regionale. La perimetrazione, concertata con il territorio e con le popolazioni locali, comprende un’area centrale coincidente con la zona speciale di conservazione (ZSC) e zona di protezione speciale (ZPS) ”Monte Vulture” dalla quale si diramano corridoi ecologici
Le Amministrazioni pubbliche interessate dalla creazione del Parco, oltre alla Regione Basilicata, sono la Provincia di Potenza, l’Area Programma Vulture Alto Bradano, i Comune di Melfi, Rionero in Vulture, Rapolla, Barile, Ripacandida, Ginestra, San Fele e Atella.
Tale delimitazione coniuga il concetto di zona protetta con l’idea di rete ecologica formata da elementi di elevato valore ecologico, collegamenti lineari funzionali e aree naturali poste lungo linee ideali di passaggio della fauna denominati corridoi ecologici e stepping stone.
Il Parco sorge in un territorio a forte valenza naturalistica e paesaggistica dove il patrimonio geologico, storico e antropologico da tutelare e conservare è notevole.
L’iter istitutivo del parco è partito nel lontano 2001; solo alla quarta serie di conferenze di servizio svoltesi tra il 2014 e il 2015 è stato possibile ottenere una perimetrazione e un ddl condiviso con le popolazioni locali e le istituzioni.
Una lunga gestazione, dunque, che ha dovuto fare sintesi di esigenze diverse e, diciamolo pure, forme di campanilismo che ne hanno ritardato il varo.
Ma ora finalmente il parco c’è e bisogna farne strumento di sviluppo per l’intera area.
“La nascita di un nuovo Parco – afferma l’Assessore all’Ambiente della Regione, Francesco Pietrantuono – risponde alla crescente domanda da parte di un’utenza esigente che oggi cerca il contatto con la natura e va al tempo stesso alla ricerca di nuove proposte turistiche e culturali”.
E di proposte turistiche e culturali il nuovo parco ne ha e di interessati. Basti pensare ai laghi di Monticchio (nella foto di copertina), zona che attende da decenni un suo rilancio; alle cascate di San Fele che grazie all’impegno dell’associazione “U uattenniere” si è riusciti a rivalutare, facendone un richiamo per migliaia di turisti che in ogni periodo dell’anno visitano questo suggestivo angolo della Basilicata. Un vero e proprio “miracolo” se si considera che fino a qualche anno fa non si sapeva neanche dell’esistenza delle cascate, fatti salvi gli abitanti di San Fele.
La costituzione del parco dovrebbe favorire iniziative del genere mettendo insieme pubblico e privato per uno scopo comune: valorizzare il patrimonio storico naturalistico della zona, facendo sì che diventi opportunità di sviluppo economico.
Vogliamo azzardare: che diventi opportunità per evitare che giovani non lascino i propri paesi di origine ma investano in loco le proprie intelligenze.
Perchè questo avvenga bisogna che, varato il parco, ci si metta al lavoro insieme individuando priorità e soprattutto investendo bene e per progetti ben definiti le risorse finanziarie derivanti dalla costituzione del parco dovrebbe .
Ne devono essere consapevoli gli amministratori a tutti i livelli. L’assessore Pietrantuono ne è convinto quando afferma che “coniugare la difesa del territorio, la biodiversità ed i sistemi naturali, a partire dalla difesa delle specie e degli habitat, con lo sviluppo economico e competitivo della regione è uno degli obiettivi principali – precisa – che bisogna perseguire al fine di promuovere il benessere e lo sviluppo dell’intera area, anche attraverso il recupero della cultura e dei mestieri tradizionali.
Infatti – prosegue – aspetto prioritario delle nostre politiche di sviluppo è una pianificazione turistica intelligente che crei offerte e servizi per i visitatori attuali e potenziali in modo tale che la comunità interessata ne riceva benefici economici e sociali.
La novità apportata dai Parchi – conclude Pietrantuono – è stata quella di aver cercato di coniugare la conservazione delle risorse naturali con l’uso sociale delle stesse e con la ricerca dello sviluppo compatibile per le popolazioni insediate”.
Ecco, “Sviluppo compatibile”. Che sia davvero tale. Abbiamo troppe volte sentito dalle popolazioni del Parco del Pollino che la sua istituzione è stato più un ostacolo che una risorsa. Noi siamo convinti del contrario ma quando questo “tarlo” s’insidia nella gente del posto è difficile convincerla del contrario.