Un fiume in piena Maurizio Bolognetti, segretario regionale dei Radicali Lucani e giornalista pubblicista, nella conferenza stampa che ha tenuto stamane a Potenza. C’era da aspettarselo, considerando che da decenni è attento osservatore di quello che accade in Basilicata in tema di estrazione petrolifera e, più in generale, di questioni ambientali, sebbene – come ha detto ai giornalisti – spesso le sue denunce e le sue accuse documentate non siano state tenute nella giusta considerazione.
Bolognetti è partito dall’ultimo episodio del quale da giorni parlano i giornali locali e, questa volta, anche le testate nazionali: il suicidio, nell’agosto del 2013, dell’ing. Gianluca Griffa, ex responsabile del Centro Olio di Viggiano (Potenza) dell’Eni, avvenuto dopo alcuni giorni dall’incontro che ebbe a Milano con i suoi dirigenti.
Che cosa avvenne in quella riunione e che cosa si siano detti non è dato sapere.
Nella relazione, ora nelle mani dei magistrati di Potenza, le dichiarazioni dell’ing. Griffa che potrebbero riaprire un altro capitolo inquietante nella già complessa vicenda petrolio in Basilicata perchè – scrive l’ex responsabile del Centro Olio di Viggiano – “già nel 2013” aveva scoperto la perdita di idrocarburi dai serbatoi del Cova informando i suoi dirigenti. Ma nulla fu fatto per risolvere il problema. (vedi articolo)
Vicenda dalla quale Bolognetti è partito per fare la cronistoria di quanto accaduto nell’ultimi dieci-quindici anni in Basilicata in tema di estrazione petrolifera.
Lo ha fatto indicando date, fatti e situazioni fino ad arrivare a quelli di questi giorni: il blocco di Costa Molina 2 per la presenza di ammine; la chiusura – andiamo a ritroso – del centro olio di Viggiano dopo che nel gennaio scorso fu scoperta una fuoriuscita di idrocarburo; il comportamento a dir poco irresponsabile in quell’occasione dei dirigenti dell’Asi e dell’Argaip, società che gestisce per contro del consorzio il depuratore (avvisarono l’Eni invece di denunciare quanto stava accadendo ai carabinieri. Questo lo fecero solo in un secondo momento); la dichiarazione, scandalosa, dell’Eni che, scoperta l’anomalia, è costretta a dichiarare, in un’audizione al Ministero dell’Ambiente, che la perdita risaliva all’estate del 2016: 400 tonnellate di greggio finite nel terreno e ancora oggi si teme nelle acque dei corsi d’acqua della val d’Agri. Altro che “tutto sotto controllo” come spesso abbiamo sentito dire dire dai dirigenti della multinazionale.
Bolognetti ha fatto riferimento anche a episodi nel quali qualcuno ha tentato di impedirgli di raccontare, lui giornalista pubblicista, cosa stava accadendo.
“Tutto documentato” precisa ai giornalisti e mostra le carte. Carte che scottano soltanto se si volesse soltanto leggerle con attenzione.
Non intende fermarsi (ma non è una novità) Bolognetti che – è il caso di dirlo – si toglie anche il classico sassolino dalla scarpa accusando grillini ed ambientalisti che negli anni scorsi, nonostante quanto stava accadendo, hanno pensato bene di defilarsi.
“Oggi invece, tutti a denunciare e a chiedere commissioni d’inchiesta”.
“Dove eravate prima?” chiede Bolognetti?
“Dov’era la stampa nazionale quando in Basilicata accadeva tutto questo?”, altra domanda di Bolognetti.
A conclusione della conferenza stampa, al “collega” giornalista (per giustificare il tu nell’intervista), segretario regionale dei Radicali Lucani, qualche domanda l’abbiamo rivolta anche noi nell’intervista che vi proponiamo.