Il sole a tradimento del primo pomeriggio di questo inizio di novembre acceca la vista e non permette di vedere le azioni ed i dettagli della partita in corso. La sala stampa nella quale sono raccolti giornalisti, cameraman, tecnici e opinionisti è piccola ma tenuta abbastanza bene. Il caldo inaspettato permette di poter lasciare i cappotti su appoggi improvvisati e di potersi muovere più agevolmente a favore di telecamere pronte per la diretta. A fine primo tempo, visto con occhiali scuri e strumenti di fortuna, come il taccuino messo all’altezza delle sopracciglia per potersi riparare dal cielo traslucido, arriva in sala stampa, per una breve intervista, Camila Bodini França, moglie del numero 9 del Potenza calcio. Sale le scale di ferro, entra dalla porta verde, si posiziona al centro, il regista può puntare la camera su di lei.
Donna gentile, dai modi cortesi, si concede con molta disponibilità alle domande dei cronisti di Ufficio Stampa Basilicata. Non è certo la prima volta che le luci sono puntate su di lei e sul marito: della loro storia ne hanno parlato media locali e mainstream e di lei ne ha scritto un bel profilo anche Simonetta Sciandivasci, virtuosa giornalista lucana del quotidiano Il Foglio.
Ha un umanità lampante, come il sole che le illumina il volto e ne delinea il sorriso. Usa parole molto belle e piene di sincerità per raccontare il loro rapporto, creatosi in così breve tempo, con la città: “Noi a Potenza ci troviamo benissimo, siamo stati accolti molto bene da tutti, dalla città, dalla tifoseria, dalla società, e dalla stampa. Siamo contenti di essere qui. Come abbiamo già detto molte volte, siamo venuti a Potenza per dare e per servire. Condividere con le persone quello che abbiamo ricevuto è la nostra filosofia di vita, questo amore perfetto ed incondizionato che Dio ha per tutti noi”. Il calcio come strumento per condividere l’amore per Dio, per le persone, uno sport che deve saper unire e non dividere.
Camila, che è anche donna di calcio, sa come leggere ed interpretare le partite, tant’è che, alla domanda del cronista sul primo tempo di Sarnese – Potenza, risponde così: “Ho visto un po’ la partita, perché avendo i bambini con me ho un occhio su di loro ed uno sul campo. Il Potenza è venuto qui e sta facendo il suo gioco. Li abbiamo tenuti, in tutto il primo tempo, nella loro metà campo “. Competenza e gentilezza, doti rare e preziose che vanno tutelate come un patrimonio dell’umanità a cui non si può rinunciare. Scorrendo il suo sito web, tra i vari titoli di studio e le importanti esperienze professionali maturate in vari angoli del Mondo, lo sguardo è rapito da una frase su tutte: “Credo veramente che il gioco del calcio e il suo ambiente possono aiutare le persone a crescere non solo come atleti, ma come esseri umani”. E’ un concetto che ripete spesso, a riprova del fatto che quelle non sono solo parole ma valori portati nel cuore, praticati costantemente, nella vita di tutti i giorni.
“Il calcio mi ha dato tanto”, dirà poi al cronista estasiato da tanta palpabile bellezza sotto forma di parole, “mi ha insegnato molto e mi ha aiutato a conoscermi meglio.” Solo un’esistenza che rifugge dalla banalità e cerca la purezza sa trovare insegnamenti e virtù morali in ogni esperienza della vita. Interrogata dal cronista, dirà infine parole profonde ed altissime sul vero senso della vita, del passaggio del tempo e delle stagioni: “La cosa più bella che il calcio può dare è il sogno. Ai genitori dico di aiutare i loro figli a sognare, perché il sogno è la speranza del futuro”.
Con la sua umiltà Camila pianta una rosa nei sogni di ognuno di noi, riportandoci con una forza gentile sulla scala delle verità e della ricerca della purezza. Nello spazio di pochi minuti di intervista ha saputo aprire riflessioni estese su domande urgenti, in un mercoledì di novembre con il sole abbacinante del pomeriggio che allontanava il freddo ed ogni paura verso il tramonto ed oltre le colline.