Si, anche #iostoconpeppinoimpastato. Con chi ha avuto il coraggio di combattere a viso aperto la mafia, pagando con la vita.
A Picerno si è voluto ricordare la sua figura intitolando l’anfiteatro. Una decisione, questa del Comune, lodevole perchè dietro quella targa c’è un messaggio soprattutto alle giovani generazioni: non dimenticare chi ha combattuto il malaffare, mettendosi contro i potenti, i mafiosi. Chi ha avuto il coraggio di denunciare, di scendere in strada per difendere la libertà, la dignità.
Eppure questa iniziativa qualcuno non l’ha condivisa. Il circolo culturale “Il picchio” di Picerno ha criticato la scelta sostenendo che “Peppino Impastato era uomo di sinistra”. ““Si è preferito – si afferma – alzare i pugni chiusi in piazza Plebiscito e intitolare opere pubbliche a estremisti di sinistra invece di relazionare seriamente sui moti rivoluzionari del 1799”.
Viene spontaneo chiedersi: se Peppino Impastato fosse stato uomo di destra l’iniziativa del Comune sarebbe stato condivisa? O meglio: per combattere la mafia bisogna essere di destra, di centro, di sinistra? O tutti, tutti coloro che credono nel bene comune, nella giustizia, nella libertà devono scendere in campo per difendere questi valori come ha fatto Peppino Impastato? Non c’è colore politico che tenga perchè solo a pensarlo sarebbe rischioso. Alimenteremmo ipotesi pericolose.
“Siamo profondamente amareggiati – afferma Maria Elena Bencivenga, presidente di Associazione Insieme onlus e referente de “La casa dei diritti” di Picerno – Abbiamo il diritto e il dovere come associazione e come cittadini sociali di esprimere il nostro dissenso verso la mancanza di rispetto alla figura di Peppino Impastato, che fu certamente un militante di sinistra, ma anche giornalista, e soprattutto fu la giovane e brillante mente che osò in maniera ironica denunciare loschi affari mafiosi, soprattutto ad opera di suo zio, il boss Badalamenti, mandante del suo omicidio nel maggio del 1978.
Critico sulla presa di posizione del circolo “Il picchio” anche don Armando Zappoli, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza interviene in difesa della figura di Impastato: “”E’ incredibile ci sia qualcuno che contesta l’intitolazione a Peppino Impastato dell’anfiteatro comunale – dichiara – Più di ogni cosa, colpisce la ragione addotta: Peppino era un estremista di sinistra, quindi un personaggio di parte, la cui memoria finirebbe addirittura per favorire la giunta in carica. Pensavamo che, chiusi i processi e riconosciute le vere responsabilità della sua uccisione, le polemiche intorno al suo nome potessero scomparire per sempre. Peppino Impastato – conclude don Zappolini – si è opposto alla mafia con un coraggio che ha pochi eguali. Al di là delle sue idee politiche, che si possono condividere o meno, la ragione per cui n tante città e paesi d’Italia gli sono stati dedicati luoghi di ogni genere sta in questo impegno portato fino all’estremo, fin dentro la sua stessa casa, in un momento in cui anche solo pronunciare il nome ‘mafia’ era quasi un tabù”.
Sulla vicenda della quale si è interessata anche la stampa nazionale, interviene anche don Marcello Cozzi, della segretaria di Libera.
“A 40 anni quasi dalla morte di Peppino Impastato non ci stancheremo mai di dire insieme a lui che ‘la mafia è una montagna di merda’. E non solo le coppole e le lupare ma anche quel sistema culturale e sociale che ormai si è assuefatto al malaffare di ogni tipo, ma anche quei poteri economici e politici che hanno fatto della corruzione l’arma vincente per gestire i propri affari loschi”.
Secondo don Cozzi, “strumentalizzare politicamente e quindi contestare un impegno così coraggioso da costare la vita allo stesso Impastato, significa prestare il fianco a chi vuole ancora farci credere che le mafie si leggono solo sui volti dei soliti noti e non sono invece anche rintracciabili ormai sempre più nei gangli decisivi della vita politica, economica e sociale di questo nostro paese”.
A buttare acqua sul fuoco, sebbene, temiamo, con ritardo, il presidente del circolo “Il Picchio”, Giovanni Russo, secondo il quale la loro posizione sarebbe stata fraintesa. ” Lungi da noi diffamare la figura di Impastato al quale guardiamo come ragazzo che si è immolato per difendere il suo territorio dalla mafia e non come uomo politico.
Forse abbiamo sbagliato nella forma – prosegue – ma il riferimento alla sinistra si inseriva in un contesto più ampio riguardante la strumentalizzazione della morte dello stesso Impastato di una certa parte di sinistra per raccogliere consensi e sulla festa per la ricorrenza dei moti rivoluzionari del 1799, a nostro avviso completamente politicizzata dalla sinistra al governo del paese. Scriveremo al fratello di Impastato, Giovanni, per fornire le nostre spiegazioni”.
Solo un incidente di percorso? Vogliamo sperarlo perchè se giovani, qualunque sia la loro militanza politica, mettono in discussione l’impegno di uomini come Peppino Impastato, ipotizzando che anche una iniziativa per ricordarlo possa essere strumentalizzata politicamente, allora dobbiamo dar ragione a don Marcello Cozzi quando dice che ” il sistema culturale e sociale ormai si è assuefatto al malaffare”.
Sicuramente non è il caso degli aderenti al circolo culturale “Il Picchio”.