Per il Dipartimento per il Servizio Geologico del Ministero dell’Ambiente le informazioni fornite da Eni sulla situazione esistente al Centro Olio di Viggiano dopo lo sversamento di idroacarburi da uno dei serbatoi “risultano frammentarie, incongruenti tra i documenti inviati e non sempre aggiornate, rendendo difficoltosa la loro valutazione“.
Pertanto, non ci sono le condizioni per autorizzare la ripresa dell’attività estrattiva in Val d’Agri.
E’ quanto è emerso nella riunione svoltasi al Ministero dell’ambiente martedi’ scorso sulla base di accordi tra Dicastero e Presidente della Giunta Regionale di Basilicata
In particolare, – si legge nella relazione del Dipartimento per il Servizio Geologico del Ministero dell’Ambiente – “non sempre si osserva la corrispondenza di informazioni tra quanto riportato in cartografia e nella tabella riassuntiva relative al monitoraggio delle acque sotterranee”.
Mancherebbero – a detta dei tecnici ministeriali – l’aggiornamento del monitoraggio delle acque sotterranee e delle attività di recupero del surnatante (liquido fuoriuscito dall’impianto – n.d.r.) e sufficienti informazioni relativamente alla messa in sicurezza dell’impianto.
Informazioni pertanto che vengono definite “incomplete, a volte contraddittorie e quindi insufficienti al fine di poter valutare se gli interventi possano effettivamente contenere la diffusione del surnatante e il plume (quella parte di un acquifero sotterraneo che, in una situazione di contaminazione da sostanze pericolose, trasporta le sostanze contaminanti n.d.r.) di contaminazione nelle acque sotterranee”.
Sulla base di queste valutazioni, nella relazione tecnica si ribadisce l’esigenza di organizzare il monitoraggio nelle forme contenute nel documento predisposto da Ispra, Arpab e Regione nel più breve tempo possibile, “in modo tale da poter disporre di dati congruenti per poter valutare l’efficacia/efficienza del sistema di misurazione e valutazione nel tempo e poter apportare eventuale aggiustamenti che si rendessero necessari“.
Esigenza questa condivisa dai partecipanti all’incontro al Ministero i quali si sono riservati di valutare la documentazione fornita da Eni “al fine di impartire prescrizioni che consentano di monitorare lo stato di conservazione delle opere, di adottare tutte le possibili azioni che possano mitigare le conseguenze degli scenari incidentali e ridurre la frequenza di accadimento degli stessi al valore minimo praticabile”.