Le vicende legate al servizio di continuità assistenziale (guardia medica), dopo la sospensione di alcune indennità ai medici decisa dalla Giunta regionale a seguito dei rilievi della Corte dei Conti, è stata al centro delle audizioni svolte oggi nella quarta Commissione presieduta da Luigi Bradascio (Pp), dopo le richieste avanzate in tal senso dai consiglieri Gianni Perrino (M5s) e Piero Lacorazza (Pd).
Il dirigente generale del Dipartimento Politiche della Persona Donato Pafundi ha ricostruito i termini della vicenda che nasce con la delibera n. 331/2008, con la quale era stato approvato l’accordo integrativo regionale per la medicina generale che prevede anche il trattamento economico e le indennità per i medici del servizio di continuità assistenziale: 4 euro all’ora per i rischi derivanti dalla peculiarità del servizio svolto in territorio accidentato, in situazioni logistiche anche poco sicure (indennità già prevista dal 2002, incrementata nel 2008 di 0,5 centesimi); 0,50 euro all’ora per l’usura dell’auto propria utilizzata; 0,50 centesimi per le prestazioni pediatriche, non esistendo sul territorio uno specifico servizio di guardia medica pediatrica.
Il 3 aprile 2017 la Corte di Conti ha inviato a 14 persone (amministratori, dirigenti regionali e componenti del comitato per le cure primarie in carica nel 2008) un invito a dedurre, nel quale viene contestato un danno erariale del valore complessivo di 13 milioni e 600 mila euro per le indennità erogate nel periodo dal 2012 al 2016 ai medici impegnati nel servizio di continuità assistenziale in provincia di Potenza.
La Corte dei Conti ritiene in sostanza che se non c’è una prestazione aggiuntiva non si possono riconoscere queste indennità, anche se il contratto nazionale nella struttura del compenso prevede incentivi di strutture, di processo e di livello. A questa somma, qualora analoghe iniziative fossero mosse anche per le indennità erogate in provincia di Matera, potrebbe aggiungersi una contestazione di ulteriori 7 milioni di euro: l’iniziativa della Corte dei Conti nasce infatti da un’indagine della Guardia di Finanza che riguarda tutto il territorio nazionale, considerato che le stesse indennità vengono erogate ai medici di molte regioni italiane.
In questo quadro, con la delibera n. 347 del 3 maggio 2017, nelle more della definizione del caso, la Giunta regionale ha emanato un atto di indirizzo che ha impegnato le Asp a sospendere la corresponsione delle tre indennità contestate dalla Corte dei Conti.
Provvedimento contestato dai medici, che lamentano una perdita secca di 500 euro al mese ed hanno decretato lo stato di agitazione. “La valenza economica, sociale e giuridica del problema – ha spiegato il dirigente generale del Dipartimento Presidenza Vito Marsico – richiedeva necessariamente tutti i dovuti approfondimenti, e pertanto nel frattempo la Giunta ha doverosamente ritenuto di dover adottare un provvedimento di sospensione della erogazione di queste tre indennità”. Contestualmente è stato aperto un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali, che si riunirà nuovamente lunedì prossimo.