C’era d’aspettarselo: in occasione del Basilicata Pride, in programma oggi a Potenza, inevitabile che ci sarebbe stato uno schieramento a favore o contro con iniziative che la dicono tutta sulla nostra incapacità di accettare l’altro, chiunque esso sia, nel senso evangelico del termine.
Sono un cattolico praticante, profondamente convinto delle mie scelte alle quali mi sforzo quotidianamente di essere coerente. O meglio, “facendo del mio meglio” come promisi quando entrai – molti ma molti anni fa – negli scout, nella consapevolezza che siamo uomini e, in quanto tali, non perfetti.
Proprio alla luce di questo mio essere cattolico praticante, mi lascia perplesso che altri cattolici, spero anche loro praticanti, si possano schierare contro una manifestazione, o peggio, pregare “non per ma contro”.
Papa Francesco non credo che la pensi in questo modo e, salendo ancora più su’, quel Cristo sulla croce le mani aperte ce l’ha per abbracciare tutti, ma davvero tutti: anche gli omossessuali.
Quando leggo nella lettera inviata dalla signora Valeria Giorgio in Fasulo per conto del Popolo della Famiglia di Basilicata (leggi) “Sarebbe bello che a pregare in largo Pignatari (o largo Duomo) a Potenza potessero esserci anche tante persone che vivono la propria condizione di omosessualità” – cosa che le fa onore – mi viene da chiedere: ma qualcuno del Popolo della Famiglia parteciperà al Gay Pride?
Perché dobbiamo intenderci: su questa terra martoriata, in questa società che crea muri e non ponti, noi cosa vogliamo fare? Creare i primi o i secondi? Vogliamo essere coerenti con il nostro essere fratelli di tutti (qualcuno ce lo ha chiesto migliaia anni fa) o ipocritamente (scusate il termine forte) predicare bene e razzolare male?
Della lettera della signora Valeria condivido alcuni passaggi soprattutto quando fa un’analisi sociologica della crisi della famiglia di oggi. Ma le chiedo, signora Valeria: la causa di chi è? Degli omosessuali? Di chi chiede soltanto che vengano rispettate le proprie scelte come penso pretendiamo tutti? O i problemi sono altri?
La crisi della famiglia oggi non dipende forse dal fatto che in “quella” famiglia Cristo non c’è? Che in “quella” famiglia non c’è amore? Che in “quella” famiglia non si riesce a dialogare, ad ascoltarsi? Che in “quella” famiglia noi genitori non riusciamo a dare le necessarie coordinate educative ai nostri figli per aiutarli a crescere secondo quei principi nei quali paradossalmente crediamo? Non dipende forse dal fatto che le leggi del nostro Stato probabilmente non tutelano del tutto la famiglia?
Tante altre domande mi verrebbe da fare. Come sicuramente tante altre la signora Valeria vorrebbe farmi.
Una cosa mi sento di dire, non perché depositario della verità ma semplicemente perché credo nella libertà, nella giustizia che devono essere garantite a tutti: personalmente non penso che le richieste degli omosessuali, che possiamo anche non condividere, rischino di minare la famiglia perché per fortuna siamo liberi di crearci la famiglia che vogliamo, costruirla su principi coerenti alle nostre scelte senza che nessuno possa condizionarci.
Cosa farò oggi pomeriggio? Andrò al Pride perché per pregare ho tante altre occasioni durante la giornata. E quando prego, e mi capita spesso, signora Valeria prego “per tutti”, perché cosi mi ha insegnato Cristo.