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Letto Parata dei Turchi 2017: la fotogallery e le interviste
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Cultura ed Eventi

Parata dei Turchi 2017: la fotogallery e le interviste

USB - Ufficio Stampa Basilicata 30 Maggio 2017
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Oltre 1.300 figuranti, quest’anno, per la “Storica Parata dei Turchi” che si svolge a Potenza ogni 29 maggio.

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La fotogallery

PARATA_TURCHI_2017_POTENZA_BASILICATA-13

Le interviste al sindaco di Potenza, Dario De Luca, al Gran Turco (Cipollino), al capo Iaccara, Rocco Fornarino, e al “munaciedd”

La storia della Parata dei Turchi

Nell’antichità la parata veniva celebrata l’11 maggio, ma a causa delle avversità climatiche venne posticipata alla data del 29 maggio. La vulgata cittadina fa risalire la rappresentazione allegorica del 29 maggio alla pretesa invasione di Potenza da parte di un esercito turco, il quale avrebbe risalito il fiume Basento fino al capoluogo. I cittadini, impotenti dinanzi all’organizzazione militare degli invasori, si sarebbero rivolti così al vescovo, San Gerardo La Porta, e questi, invocando una schiera di angeli guerrieri, avrebbe compiuto il miracolo di liberare la città dai suoi nemici. Appare tuttavia improbabile che, in tempi geologicamente recenti, il fiume Basento sia stato navigabile, inoltre non è storicamente riscontrata un’invasione turca riconducibile al periodo di S. Gerardo la Porta. È più credibile, invece, che Gerardo la Porta, già vescovo di Piacenza, abbia cominciato a essere venerato come santo protettore della città (il protettore precedente era S. Oronzio, martire), dopo esservi stato mandato dalla Santa Sede per contrastare la diffusione dell’eresia Catara. Difatti, è certo che i Catari, nei primi decenni del XII secolo, estendessero le ultime propaggini nel sud Italia (pur avendo le loro maggiori comunità nel nord Italia e Oltralpe).

Vi sono tracce storiche, nel dialetto potentino (definito appunto un dialetto atipico per il sud Italia, con notevoli echi “gallici”, e precisamente “Galloitalico”), che dimostrano una forte immigrazione, nel tardo Medioevo, di gruppi provenienti dal nord Italia e dalla Mitteleuropa. È plausibile che le comunità catare, le quali assumevano la forma di forti e influenti clan religiosi, abbiano incontrato l’opposizione delle gerarchie cattoliche ortodosse, e che Gerardo la Porta, vescovo di Piacenza, abbia ingaggiato con loro uno scontro politico, fino alla neutralizzarne l’influenza presso la borghesia cittadina. Da allora, probabilmente, la cittadinanza conservò con devozione la memoria del “liberatore”, attribuendo col tempo ai “Turchi”, il nemico per antonomasia delle popolazioni meridionali dei secoli successivi, il burrascoso evento e trasformandolo in una fantasiosa invasione armata.

Altre teorie fanno risalire la ricorrenza popolare ai festeggiamenti per la liberazione del re di Francia Ludovico, tenuto prigioniero dai Saraceni, festeggiamenti che sarebbero avvenuti a Potenza insieme all’autore dell’eroica liberazione, Ruggero I di Sicilia. Tale avvenimento, che avvenne poco dopo la santificazione di Gerardo la Porta, sarebbe stato ritenuto una grazia concessa da un protettore celeste, che fu naturale riconoscere nel santo appena “fatto”. Secondo altri, similmente a quest’ultima ipotesi, si tratterebbe sì di una rievocazione di festeggiamenti militari, ma l’origine sarebbe la battaglia di Vienna del 1685, contro l’esercito musulmano schierato alle porte dell’Europa.

Un’altra tesi afferma che la tradizione della sfilata dei Turchi risalga al 24 giugno 1578, data in cui il conte Alfonso de’ Guevara giunse in città. Il popolo organizzò una grande festa e attese il conte vicino al fiume Basento, ai piedi della città. Vennero edificati tre castelli e venne simulata una battaglia con i turchi i quali vennero sconfitti e presi prigionieri. Quest’ultimo gesto voleva ricordare la battaglia di Lepanto del 1571.

La rievocazione è stata oggetto negli ultimi anni di molti rimaneggiamenti e ha perso molto del suo antico aspetto. Negli ultimi venti anni, in particolare, l’amministrazione comunale ha elaborato diverse “interpretazioni” della sfilata, alcune più fedeli alla tradizione, altre decisamente più creative (e oggetto di accese polemiche).

Con deliberazione n. 199 del 20/12/2010 avente ad oggetto: “Rievocazione e parata storica per la commemorazione di San Gerardo Patrono della città di Potenza” è stata costituita la Commissione storica per la pianificazione, preparazione ed istituzionalizzazione di tale evento; a seguito dei lavori svolti dalla Commissione è stato elaborato il “Disciplinare per le parate e le rievocazione storiche dedicate alla commemorazione per San Gerardo patrono della città di Potenza” che riconoscendo, in alcuni ambienti ben definiti dalla storia e dalla leggenda, le caratteristiche precipue e particolari della parata ha voluto regolamentare fondamentalmente la denominazione, l’immagine, la partecipazione, e le norme di svolgimento del corteo storico.

La Parata, costituisce una rievocazione storica figurata che prende in considerazione i seguenti periodi storici: XII sec., XVI sec., XIX sec. Le ambientazioni e i quadri dei quali la Parata si compongono e l’ordine in cui deve svolgersi, risultano dal prospetto schematico annesso al regolamento.

Il tragitto della Parata è il seguente: viale Marconi, via Verdi, viale Dante, via Vaccaro, c/so Umberto, Portasalza, via Pretoria, piazza Matteotti, largo Duomo dove la statua, portata a spalla dai “Portatori del Santo”, incontra quella di San Gerardo che il giorno successivo, il 30 maggio, viene portata in processione nel centro storico di Potenza. La parata si svolgerà la sera del giorno 29 maggio di ogni anno.

La Iaccara

All’interno della Sfilata dei Turchi viene portata a spalla, da devoti che indossano il costume tradizionale potentino, la cosiddetta “Iaccara”, un fascio di canne e legna lungo circa dodici metri, del diametro di circa un metro e pesante circa una tonnellata. Si tratta di un’antica tradizione di cui è traccia nelle cronache storiche, ripresa, dopo oltre un secolo di abbandono, da giovani volontari della città, a partire dall’edizione 2009. La Iaccara viene trasportata da circa 20 persone (Portatori della Iaccara) lungo tutto il percorso della parata storica e viene manovrata grazie al coordinamento degli “iaccàri” con il “Capoiaccara”, che dà ordini assistito da quattro aiutanti.

Durante la Sfilata della Iaccara una figura burlesca, seduta a cavalcioni sul fascio, apostrofa gli spettatori spiegando che la Iaccara non è di chi la porta, né di chi la guarda, ma è di San Gerardo. La Iaccara, alla fine del percorso, viene innalzata a braccia in piazza Sedile, davanti al Palazzo di città, scalata dal Capoiaccara e incendiata in onore del Santo Patrono, ripetendo una simbologia tipica dei riti pagani, e in particolare della tradizione dei riti arborei lucani.

Considerate le dimensioni ragguardevoli e il peso elevato, la manovra in sicurezza della Iaccara per le vie della città richiede un grande affiatamento tra i portatori, una solida esperienza e la rigida definizione dei ruoli.

Il video dell’accensione della Iaccara

Il Cinto al Santo

Un altro elemento caratteristico che precedeva la sfilata dei turchi era, nel passato, la costruzione dei cinti. Tradizione di origini remote essa avvenne per l’ultima volta nel 1902. Consisteva nel costruire in onore di San Gerardo delle grandi strutture fatte di fiori e ceri. Di solito il fiore più usato era la ginestra. Si organizzavano delle competizioni per la costruzione del cinto più bello. Chi vinceva aveva in palio due orecchini d’oro, mentre le altre partecipanti ricevevano un foulard.

Nella storica parata dei turchi del 2012 questa tradizione è stata fatta rivivere dopo 110 anni grazie ad una giovane associazione, l’associazione Io Potentino, che si è fatta carico di ripristinare questa antica usanza.

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