Se, come conferma l’Eni (finalmente!), nel terreno circostante il Cova sono stati sversati da mesi 400 tonnellate di pertrolio fuoriuscito dal Centro Olio, ci troviamo di fronte ad un inquinamento di dimensioni tutte da verificare.
Intanto, la vicenda è diventata d’interesse nazionale dopo l’incontro tecnico al Ministero dell’Ambiente (vedi articolo), a conclusione del quale è stato deciso di fare “un’ispezione straordinaria” all’interno e all’esterno del Cova con la piena disponibilità di Eni per verificare l’intero processo produttivo che potrebbe – temiamo – riservare altre novità.
Una domanda dobbiamo comunque porre: se a gennaio da un tombino dell’impianto di depurazione dell’Asi non fosse fuoriuscito petrolio, chi si sarebbe accorto di quello che stava accadendo? Neanche il personale del Cova aveva scoperto che da uno dei serbatoi vi era perdita di greggio?
Anche questo aspetto è tutto da chiarire perchè se – ripetiamo – l’Eni stesso conferma che lo sversamento di notevoli proporzioni si è verificato da agosto dello scorso anno, diventa difficile pensare che nessuno se ne fosse reso conto. Se è accaduto questo, siamo davanti ad una situazione davvero grave che mette in discussione il livello di sicurezza degli impianti. L’ente petrolifero afferma intanto attraverso i suoi tecnici che hanno partecipato all’incontro ministeriale “che entro fine maggio sarà conclusa la messa in sicurezza dell’area interessata dall’inquinamento”. Ne prendiamo atto ma, alla luce di quanto si è scoperto, certamente non tranquillizza.
Ben venga dunque l’ispezione straordinaria disposta dal Ministero sia dentro che fuori al Cova.
Finalmente potremo sapere cosa è realmente accaduto, qual’è il livello d’inquinamento dell’area circostante il Centro Olio. Se i corsi d’acqua sono interessati (a riguardo l’Arpab precisa che i prelievi effettuati escludono che ci sia inquinamento – n.d.r). Se dopo la bonifica e gli interventi di manutenzione ai serbatoi dell’impianto, l’attività, oggi sospesa su decisione della Regione, potrà riprendere.
Sempre che non avvengano fatti nuovi, in considerazione del fatto che, alla luce di quanto emerso, non è escluso che la magistratura possa disporre nuove indagini dopo il sequestro da parte del Noe del tombino dell’Asi dal quale fuoriuscì greggio.
Intanto, sulla vicenda interviene il segretario dei Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti, il quale si chiede:”Ma siamo sicuri che la perdita emersa a gennaio 2017 sia iniziata ad agosto 2016? Siamo sicuri – prosegue – che i litri sversati siano solo (si fa per dire) quattrocentomila?
E’ sempre più concreta l’ipotesi che Viggiano – afferma Bolognetti – diventi il terzo Sin (Sito d’interesse nazionale che viene indicato tale in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti). E’ disastro ambientale conclamato” conclude il segretario dei Radicali Lucani.