Ancora una volta le cascate di San Fele sono state tra le mete preferibili dei turisti che, provenienti anche da regioni limitrofe, hanno deciso di trascorrere la giornata festiva del 25 aprile in questo suggestivo angolo della Basilicata. Tutte le strutture ricettive ( ristoranti e area pic-nic ) esaurite. Altre escursioni sono previste nelle prossime settimane.
Lo scorso anno, hanno visitato le cascate non meno di 50.000 di turisti.
Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro volontario dei soci dell’associazione “U Uattënnierë”, ai quali va il merito di aver valorizzazione il torrente Bradano e le sue cascate e – elemento di non poco conto – senza alcun spreco di risorse pubbliche.
A breve sarà possibile fruire di nuovi percorsi guidati ed ammirare altre cascate.
In una nota, i componenti dell’associazione, voluta caparbiamente da Michele Sperduto, auspicano che “questo importante risultato raggiunto , inimmaginabile fino a qualche tempo fa , sia di stimolo ed interesse per tutti quanti hanno responsabilità istituzionali ( Regione , APT e Comune di San Fele ) e per semplici cittadini ed associazioni affinchè si possano affrontare e risolvere le tante criticità ancora presenti per dare alla comunità di San Fele e soprattutto ai tanti visitatori l’accoglienza, i servizi e l’organizzazione che questo luogo richiede.
“Riteniamo che la Regione Basilicata – si precisa nella nota dell’associazione – debba non più rinviare un proprio intervento risolutivo (speriamo in tempi brevi) al fine di rendere l’area più agibile, attraverso opere quali la sentieristica necessaria e le dovute opere di messa in sicurezza dei tracciati, oltre che l’acquisizione delle ulteriori aree private adiacenti al torrente Bradano San Fele
Cenni storici sulle cascate di San Fele
Il torrente Bradano scorga dall’appennino Lucano, in località Matise di San Fele, in provincia di Potenza,per confluire nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto. Attraversando il territorio del comune di San Fele, il torrente è costretto ad effettuare dei particolari salti di quota che danno origine alle naturali e suggestive cascate di San Fele.
Le cascate prendono il nome U Uattënnierë , la trasposizione dialettale di “ Gualchiera”: macchina utilizzata in antichi opifici costruiti a ridosso delle cascate. Sfruttando la forza dell’acqua, una grande ruota azionata trasmetteva il movimento ad un cilindro orizzontale nel quale erano inserite, verticalmente, le aste dei folloni. Questi terminavano con pesanti magli ( o folloni) che, entrando e uscendo da una vasca ( dove sul fondo venivano posti tessuti), servivano a gualcare la lana; le proprietà feltranti del panno venivano così rese più compatte e meno ruvide.
La Gualchiera di San Fele è rimasta in uso fino agli anni 40 del secolo scorso. La potenza dell’acqua veniva impiegata anche per il funzionamento di antichi molini ( oltre 20 ), i cui resti ( così come quelli della Gualchiera) testimoniano l’ingegno e la dedizione al lavoro degli abitanti di San Fele.