C’è un “ma” nella dichiarazione che l’amministratore delegato di Eni, Claudio DeScalzi (nella foto di copertina) ha fatto a Ravenna in occasione dell’Omc “017, in riferimento a nuovi investimenti in Val d’Agri.
Cosa ha detto De Scalzi?
“In Val d’Agri si possono investire miliardi, raddoppiando o triplicando la forza lavoro” Ma, ecco la condizione che pone l’amministratore delegato di Eni, “serve un clima con la popolazione: investiremo se ci sarà un dialogo reale. Noi vogliamo investire, ma ci concentriamo per avere un maggiore consenso sul territorio. Se verrà trovato lo faremo».
Per verificare se questo clima esiste, De Scalzi ha preannunciato che tra maggio e giugno intende recarsi in Basilicata per verificare se è possibile stringere un patto “senza avere attacchi costanti” e poter lavorare in armonia.
A leggere queste dichiarazioni sembrerebbe che l’amministratore delegato di Eni volesse lanciare un messaggio per recuperare un rapporto con la popolazione locale e le istituzioni dopo l’inchiesta della magistratura sul traffico di rifiuti pericolosi che ha portato alla chiusura del Cova per alcuni mesi; e dopo il più recente sversamento di idrocarburi da uno dei serbatoi del Centro Oli con tutte le polemiche sorte per il rischio di inquinamento di falde acquifere e delle acque del Pertusillo, quest’ultimo tutto da dimostrare.
E’ vero, come dice De Scalzi, che “gravi incidenti in Val d’Agri non si sono verificati” ma le continue fiammate, lo sversamento di idroacarburi, scoperto solo recentemente, sono tutti motivi che giustificano le perplessità delle popolazioni locali nei confronti di quanto l’Eni stia facendo o abbia fatto nel passato per garantire sicurezza e tutela della salute e dell’ambiente.
Perplessità, è inutile nascondercelo, si registrano anche a livello istituzionale se si considera che la Regione ha dovuto fare delle prescrizioni ad Eni per quanto riguarda la tenuta dei serbatoi nei quali viene stoccato il petrolio. Che il Tar le abbia sospese non significa che i rapporti tra il governo regionale e la multinazionale non si siano incrinato.
Il presidente Pittella ha finanche minacciato di bloccare l’attività del Centro oli.
Le dichiarazioni di Descalzi a Ravenna vanno lette, quindi, come il tentativo di ristabilire una pax che qualcuno ritiene tardivo anche se necessario.
Sempre che – aggiungiamo noi – alle parole seguano i fatti.
E’ quanto, in buona sostanza, hanno chiesto Regione e amministratori locali della Val d’Agri non approvando il Piano di caratterizzazione presentato da Eni (vedi articolo) proprio perchè ritenuto carente proprio per quanto riguarda la sicurezza.
Ben venga, dunque, Descalzi in Basilicata. Ad attenderlo istituzioni e soprattutto cittadini che ad Eni chiedono, sì maggiori investimenti, ma soprattutto un maggiore impegno per la tutela della salute e dell’ambiente. Solo a queste condizioni si potrà avere quel consenso che Descalzi auspica. E lui, posiamo esserne certi, lo sa.