E’ stata una giovane albanese di 22 anni, residente nel Vulture, a inaugurare la vasca per il travaglio in acqua di cui il San Carlo si è munito due anni fa, insieme alle altre nuove sale parto, ma attiva solo dallo scorso mese di dicembre. “La donna è stata ricoverata poco dopo la mezzanotte del 13 marzo – spiega Laviero Salvia, il ginecologo che insieme alla collega Maria Teresa Orlando, ha seguito il parto – e ci sono voluti giusto due giorni per la nascita del bambino.
Il travaglio si è presentato particolarmente doloroso e siccome non era possibile effettuare la partoanalgesia perché la gestante non aveva seguito il percorso previsto, con la collega Orlando abbiamo suggerito alla coppia la possibilità del travaglio in acqua che allevia significativamente la sofferenza. Le ostetriche del turno precedente, Masi e Logrippo, si sono trattenute in servizio per predisporre la vasca per il travaglio, mentre le tre ostetriche di turno, Zirpoli, Faccia e Salvati, hanno assistito la giovane partoriente fino alla nascita, avvenuta alle 00,33 del 15 marzo. Il marito è stato presente durante il travaglio, affiancando e sostenendo la giovane donna”.
“Per quanto riguarda la medicina dell’evidenza – spiega Sergio Schettini, direttore del Dipartimento Interaziendale Materno-Infantile (DIMI) – la letteratura internazionale concorda che l’immersione in acqua durante il primo stadio del travaglio riduce il ricorso all’analgesia e la percezione del dolore da parte della donna senza interferire sulla durata del travaglio, sulla frequenza del parto operativo o sull’esito neonatale mentre per gli effetti della nascita in acqua, non vi sono consistenti studi per trarne conclusioni decise sull’esito per la donna e per il neonato.
Le nuove linee guida dell’ American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG). consigliano di trascorrere una buona parte del travaglio in acqua ma raccomandano di uscire subito prima della fase espulsiva poiché l’immersione comporta alcuni rischi soprattutto per il nascituro
“L’opportunità di travagliare in acqua – conclude Schettini – è raccomandata per l’attenuazione del dolore in alternativa o a integrazione all’analgesia, il travaglio in acqua è associato ad un minore ricorso all’epidurale (-10%) e a una durata complessiva del parto che risulta più breve, in media di 32 minuti”.