Il consumo di carne è di circa 75 kg pro capite l’anno, così suddivisi:
- 21 kg di carne bovina;
- 33 kg di carne suina;
- 19 kg di carne avicola;
- poco meno di 2 kg di carne ovina.
Sono numeri forniti dalla Cia che ha tenuto un incontro “A lezioni di carne”.
Con la flessione dei consumi delle famiglie più spostati verso i carboidrati, anche sui metodi di cottura sono emersi elementi interessanti. Gli italiani, ad esempio, stanno scalando le classifiche mondiali tra gli amanti del barbecue: sono quinti alle spalle di americani, australiani, francesi e tedeschi, ma davanti agli inglesi.
Accade però che il calo di disponibilità di spesa dei consumatori ha fatto crescere gli acquisti di carne nei supermercati e discount dove, non è un mistero, per tenere prezzi bassi si ricorre ai carni di provenienza estera e ci sono offerte speciali superscontate tipo: barbecue e due kg di carne di suino a 8-10 euro.
“Noi – dice Luciano Sileo, Ufficio Zootecnico Cia – non ci stancheremo di rinnovare l’invito ad acquistare carni di allevamenti lucani e a mostrare grande attenzione a prezzi ed etichetta di provenienza delle carni, tenuto conto che è facile distinguere le carni di allevamento locale. In tema di marchio delle carni lucane – aggiunge – bisogna fare più in fretta perché questa è la strada di più efficace di garanzia per consumatori e contestualmente per gli allevatori. E se da tempo carne podolica e Agnello delle dolomiti lucane rappresentano, insieme alle carni dei suini del Melandro, le eccellenze capaci di fare da volano all’intero comparto zootecnico lucano, l’unica soluzione strutturale in grado di assicurare la trasparenza negli scambi commerciali e la tutela di consumatori e produttori dal rischio frodi è l’estensione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti, a partire dalla materia prima utilizzata. Occorre pertanto insistere sulla qualità, i controlli sull’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-aziende di trasformazione-supermercati”.
La Cia ribadisce inoltre “l’attualità di un Piano regionale per il comparto zootecnico e di un programma di consolidamento e rilancio del sistema agroalimentare e industriale legato alle produzioni locali tipiche e di qualità”. Condividiamo il percorso tracciato dall’assessore Braia attraverso nuovi strumenti di sostegno delle misure 3.1 e 3.2 del PSR Basilicata 2014-2020 oltre che per far arrivare sul mercato un prodotto sano dalle qualità organolettiche riconosciute per qualità e tracciabilità. L’aggregazione degli allevatori e la creazione di un consorzio di tutela – continua – sono da sempre proposte strategiche della Cia. Tracciabilità, benessere animale, etichettatura chiara, rispetto dell’ambiente e sicurezza alimentare, principi ispiratori del marchio, sono essenziali. Dunque insistere sulla qualità, i controlli sull’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-aziende di trasformazione-supermercati rappresenta una garanzia in più per i consumatori e un vantaggio in più per gli allevatori
Quanto alle grigliate, come per i tradizionali fornelli domestici, il numero delle donne alle prese con la griglia (oltre il 55 per cento) è superiore a quello degli uomini, sfatando un luogo comune che vedeva il maschio protagonista nella cottura alla brace. Non c’è una fascia di età che prevale sull’altra nell’arte della cottura. E’ una pratica che contagia un po’ tutti. La novità estiva dell’anno è l’incremento, di più del 10 per cento di verdure cotte al barbecue che accompagnano le carni, con le patate che la fanno da padrone assieme a zucchine e a verdure a foglia larga. In termini assoluti però, dopo braciole e bistecche, le più gettonate da cucinare sulla brace sono ancora le salsicce.
Sul tipo di cottura – secondo la Cia – gli italiani propendono per la carne ben cotta (65 per cento), mentre oltre il 40 per cento la preferisce di media cottura e appena il 7 per cento al “sangue”.