Non è affatto conclusa l’inchiesta che la Procura della Repubblica di Potenza ha disposto dopo la fuoriuscita di idrocarburi da un serbatoio del Centro Oli di Viggiano con il conseguente sversamento all’esterno dell’impianto.
Come si ricorderà, il Noe dei carabinieri mise sotto sequestro circa un mese fa un pozzetto esterno all’impianto nel quale personale della società che gestisce il depuratore dell’Asi aveva scoperto presenza di greggio.
E proprio il Noe ed un consulente tecnico nominato dalla Procura della Repubblica- come comunicato dalla stessa Eni – hanno effettuato nuovi sopralluoghi sia all’interno del Centro Oli sia all’esterno con particolare attenzione all’area interessata dallo sversamento. La magistratura, che ha aperto un’inchiesta nella quale è coinvolta la responsabile del distretto meridionale dell’Eni, intende fare piena luce sull’incidente che ha creato ulteriore allarme tra gli abitanti della zona in quanto si teme che lo sversamento di greggio possa interessare le falde acquifere.
Preoccupazione della quale si sono fatti portavoce alcuni sindaci dell’area, i quali hanno chiesto all’Eni un incontro urgente e di chiarire, tra l’altro, perchè non sia stato consentito all’Arpab (l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) di effettuare campionamenti all’interno del Cova, dopo una prima disponibilità dichiara dalla società petrolifera.
Verifiche sollecitate, tra l’altro, dallo stesso presidente della Giunta Regionale, Marcello Pittella, il quale in occasione di una conferenza stampa convocata dopo l’incidente, confermò di aver chiesto formalmente all’Arpab di fare accertamenti all’interno del Centro oli e che, semmai ci fosse stato qualche impedimento, avrebbe chiesto che le facesse la magistratura. Alla luce delle novità dell’ultim’ora, nulla esclude che questo sia avvenuto.
Intanto l’Eni il 6 marzo scorso ha inviato alle autorità competenti il Piano di Caratterizzazione del Centro olio che “identifica l’insieme delle analisi e di accertamento in carico alla società necessarie per la definizione delle decisioni realizzabili e sostenibili per la messa in sicurezza e la successiva bonifica dell’area“.
L’Eni informa anche che complessivamente è stato effettuato un centinaio di sondaggi nelle aree interessate dallo sversamento di idrocarburi che, a detta della società, “rimane circoscritto solo nei pressi dei due pozzetti“.
Una dichiarazione, questa, che in molti accettano con beneficio d’inventario, temendo che l’area interessata dallo sversamento possa essere più ampia. Ne sapremo di più dai nuovi controlli disposti dalla magistratura.