Abbiamo fatto un salto in fumetteria per incontrare Rosario Raho, disegnatore potentino della Sergio Bonelli Editore, casa editrice di fumetti tra le più importanti d’Italia. Alle prese con matite e colori sin da quando era bambino, Rosario ci ha raccontato che disegnava tutto ciò che gli passava per la mente, cercando di riprodurre nei suoi disegni il maggior numero possibile di dettagli dei cartoni animati della tv. Crescendo si è appassionato ai fumetti attraverso letture diverse, non solo italiane, trovando negli artisti americani le fonti di ispirazione privilegiate che ne hanno influenzato il tratto personale.
Autodidatta, ha illustrato per Cagliostro E – Press (due storie a tema mitologico greco), StarComics e, dal 2013, per la Bonelli, come disegnatore di Nathan Never, Agenzia Alfa e Martin Mystère.
“Sono entrato in Bonelli nel più classico dei modi – spiega Rosario – presentando delle tavole di prova ad Antonio Serra, creatore di Nathan Never. Gli sono piaciute molto e mi ha commissionato una prima breve storia di 24 tavole per Agenzia Alfa e così le cose hanno preso piede”.
Sentiamolo nella seguente intervista
È di recente pubblicazione, per la SBE, il quarto volume de “Le nuove avventure a colori” di Martin Mystère (personaggio creato da Alfredo Castelli nel 1982) dal titolo “La melodia che uccide”, disegnato da Rosario e che ha richiesto più di un anno di lavoro. “La nuova miniserie si discosta da quella classica di Martin Mystère perché è una versione rivista e moderna, diversa per grafica e tempi di lettura molto più veloci rispetto all’originale, in cui colore e storyboard servono per dare uniformità all’intera opera, lasciando tuttavia libertà personale al disegnatore nell’interpretazione del personaggio e nello stile”. In questo periodo Rosario è all’opera sui disegni per il numero 11 della nuova serie di Martin Mystère e per un albo speciale di Nathan Never. Un consiglio per gli aspiranti disegnatori? “Tanto tanto impegno – ci ha detto – e non tenere le proprie opere nel cassetto, non aver paura di mostrare in giro il proprio lavoro ma mandarlo il più possibile alle redazioni dei giornali e alle case editrici. Bisogna esporsi, esporsi molto”.