“In Basilicata le strutture che ospitano i percorsi scuola-lavoro risultano essere 1256 rispetto ad un dato nazionale di ben 151.200 unità, numeri che testimoniano la difficoltà della nostra regione a fare sistema tra scuola e lavoro e a rendere concretamente operante il modello duale( teorico e pratico) dell’istruzione che è senza dubbio una delle poche note positive della Legge 107 sulla Buona Scuola”.
E’ quanto sostiene Michele Napoli, presidente del Gruppo Consiliare Forza Italia di Basilicata, che nel commentare i dati del Ministero dell’Istruzione sull’alternanza scuola-lavoro aggiunge: ”L’obbligo per gli studenti degli istituti tecnici e professionali nonché dei licei di dedicare parte del percorso di istruzione a concrete esperienze di lavoro da realizzarsi presso imprese e loro associazioni di rappresentanza (enti pubblici e privati, nonché istituti operanti nel Terzo Settore o nella valorizzazione del patrimonio artistico, culturale ed ambientale) consente di valorizzare quella dimensione pratica della conoscenza che risulta essere fondamentale per un rapido inserimento nel mondo del lavoro”.
“La valorizzazione del capitale umano mediante una proficua sinergia tra scuola e mondo del lavoro – prosegue Napoli – è quanto mai necessaria in una regione, la Basilicata, che fa registrare un tasso di disoccupazione giovanile pari al 47,6% e un numero di Neet, cioè coloro che hanno rinunciato a cercare il lavoro, più cospicuo di quello dei disoccupati ufficiali”.
“Come negare – conclude l’esponente di Forza Italia – che il dramma occupazionale della Basilicata e più in generale del Sud derivi dalla presenza di una moltitudine di giovani che “ sanno ma non sanno fare “, l’emblema della incapacità delle istituzioni di realizzare una valida ed efficace sinergia tra imprese, enti di formazione-istruzione e giovani, unico antidoto per l’insuccesso scolastico e formativo. Come non ammettere che in Basilicata la esigua percentuale di strutture disponibili ad attivare azioni di alternanza scuola lavoro ( in termini percentuali lo 0,8% del totale nazionale)sia specchio della riluttanza delle istituzioni regionali a dialogare con i corpi intermedi (Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura), in grado di suggerire i profili professionali più richiesti dal tessuto produttivo lucano e di ridurre quindi il mismatch formativo?”.