Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Gianluca Labella, un giovane di Potenza, scout, e anche per questo, particolarmente sensibile al rispetto dell’ambiente che si ottiene anche attraverso la riduzione dell’inquinamento luminoso.
Gianluca ha fatto uno studio, si è confrontato con esperti e, in un incontro con i tecnici del comune di Potenza, ha fatto la sua proposta per rendere la città più vivibile.
“Chi di notte volge lo sguardo all’insù per ammirare il cielo notturno, avrà certamente osservato come da qualche anno le stelle siano state in gran parte cancellate dalle luci delle città e dei paesi: si tratta appunto di Inquinamento Luminoso.
Oltre che privarci dell’emozionante visione del cielo stellato e della Via Lattea, ha conseguenze anche sulla salute dell’uomo, sugli organismi notturni e sugli ecosistemi in cui vivono.
In quanto astrofilo e scout, ho approfondito la questione coinvolgendo il Clan del gruppo AGESCI Potenza3 di cui faccio parte, in particolare nell’ambito del progetto di tutela dell’ambiente intitolato “Custodi della Città”.
Fenomeno sconosciuto ai più e generalmente trascurato, l’inquinamento luminoso consiste nell’alterazione dei naturali livelli di luce notturna dovuta alla luce artificiale, soprattutto quando si disperde al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata.
A Giugno 2016 è stato pubblicato su Science Advances il “Nuovo Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso”. E’ il frutto di uno studio (coordinato dall’Italiano Fabio Falchi) che documenta quanto il cielo notturno del nostro pianeta sia “sporcato” dalla luce artificiale.
L’83% della popolazione mondiale vive sotto cieli contaminati dall’inquinamento luminoso e la percentuale sale al 99% nel caso di europei e americani. 1/3 dell’umanità non riesce a vedere più la Via Lattea, mentre a Singapore vivono addirittura sotto un crepuscolo permanente.
L’Italia è la seconda nazione al mondo (dopo la Corea del Sud) ad avere il peggior inquinamento: dalla mappa si nota come rimangono pochissime zone ad avere cieli notturni discreti (contrassegnati in verde), come la Basilicata, la Sardegna, la Maremma Toscana.
La perdita del cielo stellato è un grave problema, soprattutto culturale, poiché da sempre l’uomo osserva le stelle, che hanno poi ispirato la religione, la filosofia, la scienza. Inoltre, tutte le conoscenze di Astronomia che abbiamo sono state sviluppate in principio dalla semplice osservazione ad occhio nudo. Senza dimenticare che nell’antichità la navigazione in mare o i calendari che segnavano le stagioni per l’agricoltura necessitavano di una accurata conoscenza del cielo notturno e dei moti degli astri.
La componente più consistente dell’inquinamento luminoso deriva da un non corretto orientamento delle lampade, che dovrebbero essere parallele al terreno e non inclinate verso l’alto (è soprattutto la luce diffusa a piccoli angoli sopra l’orizzonte che inquina di più poiché viaggia più lontano). Infatti, una lampada adeguatamente schermata e orientata correttamente verso il terreno riesce ad illuminare meglio la strada e a non disperdere luce verso il cielo.
L’inquinamento luminoso è potenzialmente aggravato dai LED (“Light Emitting Diode”, tecnologia efficiente a basso consumo energetico), poiché quelli generalmente in commercio producono una luce bianca-fredda, causata dall’emissione di luce blu. Secondo lo studio sopra citato, se sostituissimo interamente l’illuminazione pubblica con LED a luce fredda, la brillanza del cielo aumenterebbe dalle due alle quattro volte, con il risultato di “spegnere” definitivamente le stelle.
Infatti la luce blu si diffonde molto di più nell’atmosfera rispetto alla luce rossa (è lo stesso principio per cui di giorno il cielo è blu!).
Ma questo non è un difetto intrinseco della tecnologia a LED: basterebbe sceglierli con una tonalità più calda, e dunque una “temperatura di colore” inferiore.
Altro problema legato all’inquinamento luminoso è l’impatto sulla salute dell’uomo, degli animali e delle piante: ad esempio provoca disorientamento per le tartarughe che hanno difficoltà a trovare la strada di ritorno una volta approdate sulla spiaggia e per le falene che impostano la rotta migratoria basandosi sulla Luna e sulle stelle più luminose; le piante sono costrette a fiorire a causa di esposizioni forzate a luci artificiali.
La luce blu emessa dai LED a luce fredda (ad alte temperature di colore) potrebbe inoltre avere gravi ripercussioni sulla salute umana: nel 2016 l’American Medical Society ha redatto un documento in cui mette in guardia sui pericoli della luce blu, in quanto l’esposizione ad essa del corpo umano potrebbe influire negativamente sul nostro ciclo giorno-notte e quindi sulla qualità del sonno. Anche l’ex Ministro alla Sanità Fazio nel 2011 rese conto di tali eventualità.
Bastano pochi semplici gesti per abbattere l’inquinamento luminoso e scongiurare le conseguenze su ambiente e salute:
- illuminare sempre dall’alto verso il basso, schermando opportunamente le lampade affinché non disperdano la luce verso il cielo;
- utilizzare lampade a luce calda, nel rispetto dell’ambiente notturno;
- non illuminare più del dovuto e soprattutto spegnere le luci esterne quando non servono o ridurre il flusso luminoso, ad esempio dopo mezzanotte (il consiglio vale anche per le amministrazioni pubbliche).
Gianluca Labella