L’ipertensione arteriosa è una tra le malattie più diffuse nei paesi industrializzati. Colpisce infatti circa il 20% della popolazione adulta e rappresenta uno dei maggiori problemi clinici dei tempi moderni. In Italia più di 10 milioni di persone soffrono di ipertensione e circa la metà di queste ignora di avere la pressione alta.
Su questa malattia “subdola” abbiamo chiesto delucidazioni al presidente dell’Ordine dei Medici di Potenza, il dott. Rocco Paternò.
Dottor Paternò, in cosa consiste l’ipertensione?
Consiste nell’aumento della pressione arteriosa al di sopra dei 140-90 millimetri di mercurio.Si divide in due grandi capitoli: ipertensione arteriosa essenziale, in cui non si ha un unico elemento che comporta l’aumento della pressione ma più fattori; e l’ipertensione arteriosa secondaria che è appunto “secondaria” ad altre patologie che possono essere di origine surrenalica o di altra natura che ne determinano l’insorgenza.
Quali sono i principali sintomi?
I segnali sono molto vaghi. La maggior parte dei sintomi che riscontrano i pazienti sono legati alla cefalea, alla vertigine, al senso di testa pesante che rappresentano i primi campanelli di allarme dell’insorgere della malattia. C’è poi un altro fattore da non trascurare rappresentato dalla “white color ipertension” o ipertensione da camice bianco, che è quel fenomeno che si verifica quando il paziente va dal medico, chiede la misurazione della pressione, e questa si innalza per un fattore emotivo legato proprio alla presenza del dottore.
Per quanto riguarda l’ipertensione arteriosa essenziale, che consiste in un aumento sia della pressione sistolica che diastolica, ci può essere anche un aumento isolato della pressione sistolica come avviene ad esempio nelle persone anziane, e in questo caso si parla di pressione arteriosa dell’anziano.
Quali sono i pazienti più a rischio?
Soffrono maggiormente di ipertensione gli uomini dai 40 ai 60 anni e le donne nella fase di post menopausa.
La misurazione della pressione è una delle analisi “fai-da-te” più comuni tra i pazienti. Esiste un metodo per effettuarla correttamente considerando anche le diverse apparecchiature elettroniche utilizzate e gli orari?
Per quanto riguarda gli orari dobbiamo tenere presente il ritmo circadiano della pressione arteriosa. Vale a dire che abbiamo un aumento al mattino, un calo dopo pranzo, un ritorno a valori normali nel pomeriggio e un nuovo calo la sera. Durante la notte, invece, si ha un calo fisiologico. Quindi il miglior orario per la misurazione è quello del mattino considerando anche che tutti gli eventi cerebro-cardio-vascolari avvengono subito dopo il risveglio.
Per quanto riguarda gli apparecchi posso dire che in genere vanno tutti bene, sia quelli elettronici sia quelli manuali. Naturalmente consiglio di effettuare sempre due o tre misurazioni perchè difronte al gonfiarsi del bracciale si ha quasi sempre una reazione emotiva che ne può alterare il valore.
Perchè l’ipertensione viene definita una malattia subdola?
Viene definita tale in quanto il paziente può riscontrare un aumento dei valori sia sistolici che diastolici anche molti anni dopo l’insorgere della malattia. Quello che bisogna prevenire sono i danni secondari che riguardano soprattutto il cuore, i reni e il cervello.
Quali sono i principali fattori di rischio che portano all’insorgere dell’ipertensione?
Il primo è sicuramente l’alimentazione e un uso eccessivo di sale. Poi incidono molto stili di vita sedentari e il fumo che determina un irrigidimento delle arterie che rappresenta una delle cause principale dell’ipertensione arteriosa.
E’ possibile prevenirla?
E’ possibile evitando i fattori di rischio. Per chi invece soffre già di questa malattia è sempre consigliabile rivolgersi a degli specialisti in grado di consigliare la dieta adatta e gli stili di vita da seguire oltre alla terapia più idonea.