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PIL: +5,5% nel 2015. “Un risultato che non ha trovato riscontro in nessun’altra regione italiana”
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Consumi famiglie: +2,3%. In virtù del netto incremento (+4,6%) dei consumi per “altri beni e servizi”, voce che comprende spese legate alla cura della persona e alle attività culturali e ricreative.
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Investimenti fissi lordi: +2%. Più che doppio che nel resto del Paese; crescita degli investimenti (+5,5%) nel comparto del commercio, alberghi e ristorazione, trasporti e turismo.
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Occupazione: la Basilicata è una delle poche regioni meridionali a mostrare una tendenza più rapida al ritorno dell’occupazione sui livelli pre-crisi.
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Saldo migratorio: tra il 2011 e il 2014, è stato di oltre 6.700 unità, di cui 4.500 giovani (il 68,3%) e 2.600 laureati (il 38,7%).
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Matera 2019: un vero e proprio catalizzatore per la rigenerazione economica e culturale.
E’ stato presentato questa mattina, nel corso dell’incontro organizzato a Potenza, nell’Aula Magna dell’Unibas, Polo Francioso, il “Rapporto Svimez sulla Basilicata”.
Ha presieduto e coordinato l’incontro la Rettrice Università degli Studi della Basilicata, Aurelia Sole, e introdotto i lavori il Consigliere di Amministrazione Svimez, Vincenzo Viti.
La presentazione del Rapporto è stata affidata al presidente della Svimez, Adriano Giannola, e al direttore generale, Riccardo Padovani, che ha illustrato i dati riguardanti la Basilicata. E’ intervenuto anche il Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Vito De Filippo.
Sentiamoli nella seguente intervista
“Mentre nel 2015 l’economia mondiale ha rallentato – ha dichiarato Padovani – per il Mezzogiorno è stato un anno positivo, ben oltre le previsioni”. “Un anno per molti versi eccezionale che non solo ha interrotto una serie consecutiva di cali del prodotto che durava da sette anni, ma ha anche realizzato una crescita maggiore di quella del Centro-Nord”.
Secondo le valutazioni di preconsuntivo della Svimez, infatti, il PIL è cresciuto nel Mezzogiorno dell’1%, un incremento di 0,3 superiore a quello del resto del Paese (0,7%).
In Basilicata, la crescita del PIL è stata nel 2015 del +5,5%, un risultato che non ha trovato riscontro in nessun’altra regione italiana”. (Fig.1)
“La peculiare struttura economica della regione – ha spiegato Padovani – caratterizzata da un basso grado di diversificazione settoriale della sua industria manifatturiera e da un ruolo centrale dell’automotive (le cui vendite all’estero rappresentano circa il 70% dell’export regionale), ha permesso alla Basilicata, nella fase corrente, di avvantaggiarsi con maggior slancio dei segnali di ripresa nazionale”. (Fig. 2)
Gli incoraggianti segnali di ripresa che attraversano la regione lucana, vanno valutati tenendo ben presente un contesto macroeconomico inevitabilmente segnato dal lungo periodo di stagnazione pre-crisi. Tra il 2001 e il 2007, infatti, il PIL regionale calava, in termini cumulati, dello 0,5% mentre quello italiano cresceva dell’8,5%.
“In Basilicata – ha aggiunto Padovani – i consumi finali interni hanno segnato nel 2015 un aumento dell’1%, tre volte maggiore di quello medio meridionale (+0,3%) e anche moderatamente più intenso che nel Centro-Nord (+0,8%)”. Aumento dovuto ad una più intensa ripresa delle spese per consumi delle famiglie, accresciutesi del 2,3%, in virtù soprattutto di un netto incremento (+4,6%) dei consumi per “altri beni e servizi”, voce che comprende spese legate alla cura della persona e alle attività culturali e ricreative.
Per quanto riguarda gli investimenti fissi lordi, “in Basilicata hanno segnato lo scorso anno un aumento del 2%, più che doppio che nel resto del Paese”. Nell’ambito di quest’ultimo settore, la crescita degli investimenti è risultata nel 2015 ancora decisamente sostenuta (+5,5%) nel comparto del commercio, alberghi e ristorazione, trasporti, in connessione probabilmente con il rilevante sviluppo del turismo.
In Basilicata, l’eccezionale ripresa del 2015 è stata in larga misura dovuta proprio ad una fortissima espansione dell’industria in senso stretto nel suo complesso (+11,5%) e, nel suo ambito, alla tumultuosa crescita, ad un tasso del 18,6%, della manifattura. Anche il settore dei servizi, con un aumento del +4,1% ha contribuito in maniera importante alla ripresa del 2015.
Tra le regioni meridionali, la Basilicata fa registrare il più intenso ritmo di crescita (+5,5%), un risultato che come richiamato non trova riscontro in nessun’altra regione italiana.
La crescita dell’occupazione (Fig. 3) è proseguita per buona parte dell’anno in corso. Nella media dei primi tre trimestri l’occupazione è aumentata al Sud dell’1,8% (+1,2% nel Centro-Nord) e di ben il 3% per i giovani dai 15 ai 34 anni. Tra il 2008 e il 2015, il Sud ha subito un calo dell’occupazione pari al 7,5% contro un calo dello 0,9% nel Centro-Nord.
In Basilicata, il calo dell’occupazione, nel periodo considerato, si è fermato al -2,7%.
La Basilicata è una delle poche regioni meridionali a mostrare una tendenza più rapida al ritorno dell’occupazione sui livelli pre-crisi.
I recenti miglioramenti, comunque, si inseriscono in un quadro di persistente difficoltà del mercato del lavoro meridionale.
La strutturale carenza di occasioni di lavoro qualificato, che grava in particolare sulle giovani generazioni meridionali, ha rappresentato negli anni Duemila anche la determinante principale della ripresa dei flussi di emigrazione dal Sud verso il Nord.
Tra il 2011 e il 2014, il saldo migratorio netto da Sud a Nord ha superato le 232 mila unità. Di questa perdita netta di popolazione, 161 mila sono giovani tra i 15 e i 34 anni (il 68%), e oltre 76 mila laureati.
Il saldo migratorio netto della Basilicata, nello stesso periodo, è stato di oltre 6.700 unità, di cui 4.500 giovani (il 68,3%) e 2.600 laureati (il 38,7%). Una perdita netta di capitale umano, di competenze, di nuova classe dirigente dal valore inestimabile, che ha colpito sia Potenza che Matera. (Fig. 4)
Da anni la Svimez, oltre al rilancio di una coerente e moderna politica industriale, si è proposta di offrire un quadro aggiornato, non solo strategico ma anche progettuale, dell’investimento in alcune aree, i cosiddetti drivers: logistica, energie rinnovabili, rigenerazione urbana e ambientale, agroalimentare e agroindustria, e industria culturale.
Tali drivers di sviluppo possono essere individuati, come specifici elementi catalizzatori della catena di connessione ricerca-innovazione-produzione, in grado di dare piena espressione alle potenzialità del sistema universitario e di ricerca e al patrimonio territoriale e culturale del Mezzogiorno. In questo contesto, il settore culturale diventa una componente chiave nello sviluppo di un territorio.
In questa prospettiva, un ruolo di particolare rilievo può essere rappresentato dalla designazione di Matera Capitale Europea della Cultura per il 2019, da trasformare già oggi in un’occasione per l’intera economia lucana e per tutto il Mezzogiorno.
Le potenzialità di “Matera 2019” vanno infatti ben oltre i confini della città e devono riguardare azioni principalmente finalizzate alla rigenerazione urbana e alle attività di carattere turistico, culturale e creativo.
La sfida, sulla base degli studi e delle esperienze internazionali di maggior successo, è di creare le condizioni per far diventare l’appuntamento di Matera 2019 un vero e proprio catalizzatore per la rigenerazione economica e culturale di un territorio, e così attrarre investimenti connessi anche ad altri settori, direttamente o indirettamente collegati a quello culturale, ma anche, più in generale, industriali o dei servizi avanzati.
Per l’allargamento delle potenzialità di questo percorso all’intera area regionale e il coinvolgimento dei territori circostanti, acquista un valore decisivo lo sviluppo infrastrutturale e l’accessibilità del territorio. (Fig. 5)
In quest’ottica, nell’ambito del c.d. Masterplan per il Mezzogiorno, il Patto per lo sviluppo della Basilicata tra Presidenza del Consiglio dei Ministri e Regione Basilicata destina risorse importanti con un impatto diretto o indiretto verso Matera 2019.
Altre risorse e interventi di policy sono stati poi riservati direttamente dal Governo al programma di Matera 2019, sia dalla Legge di Stabilità 2016 che da uno specifico programma del MiBACT, principalmente finalizzati alla rigenerazione urbana e alle attività di carattere turistico, culturale e creativo. (Fig. 6)
“In questa prospettiva – ha concluso Padovani – una importanza fondamentale potrebbe certamente assumere l’istituzione di una Zona Economica Speciale (ZES) Matera-Taranto, nell’area logistico-industriale collegata al porto di Taranto e inglobante l’intero comprensorio appulo-lucano che ha il suo epicentro proprio nella realtà e nelle potenzialità di Matera Capitale Europea della Cultura. Un progetto cui anche la SVIMEZ sta da qualche tempo lavorando, e che è stato oggetto nei giorni scorsi di una proposta di iniziativa parlamentare in sede di approvazione dei Provvedimenti per il Mezzogiorno”.