All’indomani dell’intervento di mons. Salvatore Ligorio alla Conferenza dei Vescovi del Sud, svoltasi a Napoli, Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani e Membro della Presidenza Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartit gli ha inviato una lettera con la quale esprime il suo plauso per quanto affermato dal Vescovo Metropolita di Potenza.
Ve la proponiamo.
Carissimo Monsignor Ligorio,
non so dirle quanto abbia apprezzato le sue parole, il suo straordinario intervento a sostegno di uno sviluppo altro e possibile e in difesa di una terra, la nostra Basilicata, che viene vista dai grandi player dell’energia solo come un limone da spremere.
La verità, Monsignore, è che in questo tempo e in questo mondo occorre cercare nuovi paradigmi; occorre sottrarsi alla morsa di un modello di sviluppo che, per usare una metafora finanziaria, sta “cartolarizzando” la vita di centinaia di milioni di persone.
Nell’era dell’Antropocene è necessario abbandonare il mito dello “sviluppo illimitato” e abbracciare, per dirla con l’architetto Loris Rossi, un paradigma organico-olistico(ecologico) consapevole dei limiti dello sviluppo.
Se più della metà dei giovani italiani, spagnoli, greci è disoccupata, se la Grecia, come ci ricorda l’economista gesuita Gaёl Giraud, sta facendo la fine di un paese dell’Africa subsahariana, se si procede a ritmo spedito verso lo smantellamento dello Stato sociale e verso la precarizzazione della vita di centinaia di milioni di uomini e donne, vuol dire che un intero sistema, un intero modello di sviluppo, va e deve essere messo in discussione.
Mentre con la nostra scelleratezza acidifichiamo gli oceani e creiamo le premesse per una “sesta estinzione”, in nome di non si sa quale flessibilità introduciamo nuove forme di schiavitù del lavoro ben rappresentante dai voucher. Sempre più flessibilità e sempre meno welfare. Sempre più precarietà e sempre meno garanzie, in un mondo che rischia di dissolversi in una vacua euforia finanziaria.
Monsignor Ligorio, ha ragione da vendere Guido Rossi quando afferma che “Il capitalismo autoritario risulta vincente su quello liberaldemocratico, tradito ormai dalla globalizzazione del mercato e da uno sviluppo tecnologico dirompente”. Ed ha ancora ragione Rossi quando dice che “globalizzazione e tecnologia hanno trasformato il capitalismo di produzione in un capitalismo finanziario: un’arena nella quale la creazione di valore nei beni prodotti ha ceduto alla speculazione basata sul debito, sia privato che pubblico”.
A noi che viviamo in quest’epoca di “subprime”, di “derivati” di “ranting” tocca aprire gli occhi e fermare la “locomotiva” prima che sia troppo tardi. Quello che abbiamo sotto gli occhi non è progresso, ma solo un miope gioco al massacro in un mondo dove c’è sempre meno democrazia e sempre più democrazia reale.
Ha ragione Papa Francesco quando nella sua “Laudato sì” afferma che “occorre ridisegnare il progresso”. Ha ragione quando afferma che per tutelare la nostra casa comune “non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura della natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso”.
Monsignor Ligorio, il suo intervento è un faro di luce in una notte buia, una boccata d’aria pura in una landa di detriti intellettuali spacciati per intoccabili verità.
Nell’esprimerle di nuovo e ancora la mia gratitudine, mi consenta solo di dirle che non credo di essere tra quei politici che meritano “strigliate” e reprimende. In questi lustri ho provato, a più riprese, ad affermare che occorre una nuova alleanza con la natura. Ho avanzato proposte e ho lottato per difendere la mia Terra, non solo la Basilicata. Credo, Monsignore, di aver raccontato e denunciato per tempo i rischi connessi alle attività di estrazione idrocarburi e ho ripetuto come un mantra che la peggior forma di inquinamento è quella delle coscienze.
Maurizio Bolognetti