La seconda sezione del Tribunale di Salerno, giudice monocraico Ubaldo Perrotta, ha condannato ad un anno e sei mesi, pensa sospesa, il prof. Vincenzo Pascali, titolare dell’Istituto di medicina legale dell’Università Cattolica di Roma, per il reato di falso in perizia.
Il genetista è stato anche interdetto dalla professione di docente universitario per la durata della pena e per cinque anni dai pubblici uffici.
Il prof. Pascali effettuò una perizia sugli abiti di Elisa Claps, la studentessa potentina, il cadavere della quale fu trovato il 17 marzo 2010 nel sottotetto della chiesa della S.Trinità a Potenza, dichiarando di non aver trovato tracce di dna di Danilo Restivo.
Tesi che il tribunale ha ritenuto falsa, in considerazione del fatto che tracce biologiche di quello che è stato riconosciuto responsabile dell’omicidio della giovane furono trovate successivamente dai carabinieri del Ris di Parma.
Il prof. Pascali, che ricorrerà in appello contro la sentenza, ha sempre sostenuto che la perizia sarebbe stata eseguita correttamente e che il deterioramento dei reperti era dovuto alla tecnica comunemente utilizzata per accertamenti definiti irripetibili.
La vicenda Claps
Di Elisa Claps si perdono le tracce la mattina di domenica del 12 settembre 1993. Uscita di casa per recarsi in chiesa con un’amica, è attesa inutilmente dal fratello Gildo, con il quale doveva andare a pranzo a casa di parenti.
Le indagini confermeranno che la giovane studentessa si era incontrata nella chiesa della Trinità con Danilo Restivo il quale, in tarda mattinata, si reca al Pronto Soccorso dell’ospedale San Carlo per farsi curare una ferita da taglio alla mano. Ai medici dice di essersi ferito cadendo nel cantiere delle scale mobili di piazza 18 Agosto in costruzione.
Inizialmente si pensa che Elisa si fosse allontanata di sua iniziativa. Il martedì, aperto un fascicolo per scomparsa di minore, iniziano le ricerche che si protrarranno senza esito per 17 anni, fino al 17 marzo del 2010, quando alcuni operai, entrati nel sottotetto della chiesa della Trinità per un sopralluogo, scoprono, coperti da calcinacci, i resti della giovane studentessa.
La famiglia Claps è convinta che il ritrovamento sia una messinscena perchè il ritrovamento sarebbe avvenuto molto prima dalle donne delle pulizie.
Le indagini proseguono. Per le prove schiaccianti nei suoi confronti, Danilo Restivo, l’8 novembre 2011, viene condannato a 30 anni di carcere. Pena confermata definitivamente dalla Corte di Cassazione il 23 ottobre 2014.